GLI AUDIO di LILIANA CALABRESE
 

Nel video la prima canzone cantata da Liliana nella diretta video (durata oltre sei ore) della manifestazione conclusiva del Concorso "Libri di-versi" del 22 marzo 2020. La scelta della canzone di Francesco De Gregori? Per quanto di verosimile c'è nella contemporaneità di questa nazione – in quella lunga elencazione dei perenni problemi che come società ci attanagliano – e che conclude, alla fine, con l'invito a resistere, a resistere, quindi, anche nell'emergenza infettiva del coronavirus.
In quella "Maratona di poesia e di poeti" domenica 22 marzo del 2020 Liliana, Ciccio Urso e i poeti di "Libri di-versi in diversi libri", selezionati nell'edizione nona del Concorso, dedicata quest'anno a Giovanni Fronte, si intrattennero con arte e competenza, realizzando una comunicazione ben riuscita senza speciali mezzi.
A perenne ricordo di quanti la condivisero, e per conoscenza di quanti si aggiungeranno dopo.

LA LEGGENDA DI MARUZZA, LA POESIA, IL CANTO



Come Libreria Editrice Urso, come A.N.P.I. di Avola, come “Avola in laboratorio”, ci siamo occupati nel 2013 di questione femminile, di violenza sulle donne, di poesia dal punto di vista femminile, e proprio il 9 marzo 2013, in occasione di un incontro condiviso con altre associazioni (tra cui la locale Consulta Comunale Femminile) mi capitò in un intervento (vedi in YouTube nel link http://www.youtube.com/watch?v=vTyluQHM-iw) di parlare anche di una leggenda riportata dallo storico e antropologo avolese Gaetano Apollo Gubernale, citata da Sebastiano Burgaretta nel libro “L’opera dell’uomo a Cava Grande del Cassibile”.
Il Gubernale parla di un femminicidio accaduto nei dintorni di Cava Grande. Quel caso, sicuramente accaduto fu di tale violenza, e così impressionante, che quel luogo preciso da allora fu chiamato «'U sautu ri Maruzza».
DomenicoCava GrandeIl poeta di “Libri di-versi in diversi libriDomenico Giansiracusa fu tanto impressionato dalla leggenda, che la volle trasportare in un suo lungo poema…
Domenico venne a trovarmi un giorno in libreria e mi chiese se fosse possibile musicare e cantare con la chitarra una parte di quel poema, dove lui immaginava Maruzza, condotta dal marito a Cava Grande, e, in quella fase, lei inconsapevole del destino tragico che l’aspettava, restò impressionata di quel paesaggio paradisiaco che è Cava Grande del Cassibile, di quella che è ancora una delle Cave più belle della Sicilia… E ne venne fuori un canto della bellezza, e alla bellezza!
Condividendo il desiderio di Domenico, con quella mia solita “irresponsabilità” quando supero il limite della realtà, chiesi a Liliana Calabrese Urso di fare il miracolo, e il miracolo accadde nella forma che ascoltate in quest’audio che sotto adesso vi segnalo.
Il 24 luglio organizzai, come al solito senza finanziamenti pubblici e senza particolari collegamenti col potere, l’incontro di poeti “POESIAVOLA” e parlai ancora di questa leggenda, ma questa volta per introdurre i versi di Domenico Giansiracusa.
"Quanti anni sono passati da quell'epoca? Nessuno lo sa. I montanari, i mugnai, i contadini, i cacciatori, continuano a chiamare quei luoghi «'u sautu ri Maruzza» e «'afuntana ri Maruzza» e chissà per quanti altri secoli continueranno a chiamarli così, narrando, le mille e mille volte, la dolorosa tragedia da noi accennata”.
Impressiona ancora chiunque sentire la tragicità di quella storia accaduta di sicuro dopo il terremoto del Val di Noto del 1693, tra il ‘700 e l’800.
Liliana Così finisce la narrazione il Gubernale e così faccio anch’io.

Francesco Urso
12 ottobre 2013


https://www.libreriaeditriceurso.com/audio/upararisoricavaranni.mp3ascolta

ASCOLTA SE CI FOSSE UN UOMO
di Giorgio Gaber

(di Gaber - Luporini)

cantata a Ispica il 18 settembre 2013
all'interno del gruppo "IL MERCATO DELLE IDEE"

Il Mercato...

Se ci fosse un uomo
un uomo nuovo e forte
forte nel guardare sorridente
la sua oscura realtà del presente.

Se ci fosse un uomo…

Forte di una tendenza senza nome
se non quella di umana elevazione
forte come una vita che è in attesa
di una rinascita improvvisa.

Se ci fosse un uomo.

Se ci fosse un uomo generoso e forte
forte nel gestire ciò che ha intorno
senza intaccare il suo equilibrio interno
forte nell'odiare l'arroganza
di chi esibisce una falsa coscienza
forte nel custodire con impegno
la parte più viva del suo sogno
se ci fosse un uomo.

Se ci fosse un uomo.

Questo nostro mondo ormai è impazzito
e diventa sempre più volgare
popolato da un assurdo mito
che è il potere.
Questo nostro mondo è avido e incapace
sempre in corsa e sempre più infelice
popolato da un bisogno estremo
e da una smania vuota che sarebbe vita
se ci fosse un uomo.

Se ci fosse un uomo.
Se ci fosse un uomo.

Allora si potrebbe immaginare
un umanesimo nuovo
con la speranza di veder morire
questo nostro medioevo
col desiderio che in una terra sconosciuta
ci sia di nuovo l'uomo al centro della vita.

Allora si potrebbe immaginare un neo rinascimento
un individuo tutto da inventare
in continuo movimento.
Con la certezza
che in un futuro non lontano
al centro della vita ci sia di nuovo l’uomo.

[parlato] Un uomo affascinato da uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da corpi e da anime gioiose che sanno entrare di slancio nel cuore delle cose
popolato di fervore e di gente innamorata ma che crede all'amore come una cosa concreta
popolato da un uomo che ha scelto il suo cammino senza gesti clamorosi per sentirsi qualcuno
popolato da chi vive senza alcuna ipocrisia col rispetto di se stesso e della propria pulizia.
Uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da un uomo talmente vero che non ha la presunzione di abbracciare il mondo intero
popolato da chi crede nell'individualismo ma combatte con forza qualsiasi forma di egoismo
popolato da chi odia il potere e i suoi eccessi ma che apprezza un potere esercitato su se stessi
popolato da chi ignora il passato e il futuro e che inizia la sua storia dal punto zero.
Uno spazio vuoto che va ancora popolato.
Popolato da chi è certo che la donna e l'uomo siano il grande motore del cammino umano
popolato da un bisogno che diventa l'espressione
di un gran senso religioso ma non di religione
popolato da chi crede in una fede sconosciuta dov'è la morte che scompare quando appare la vita
popolato da un uomo cui non basta il crocefisso ma che cerca di trovare un Dio dentro se stesso.

Allora si potrebbe immaginare
un umanesimo nuovo
con la speranza di veder morire
questo nostro medioevo
col desiderio
che in una terra sconosciuta
ci sia di nuovo l'uomo
al centro della vita.

Con la certezza
che in un futuro non lontano
al centro della vita
ci sia di nuovo l'uomo.

a DonnalucataASCOLTA AVE MARIA
cantata con chitarra al Santuario della Madonna delle Milizie a Donnalucata


In un incontro (voluto a Donnalucata e Scicli da Elisabetta Ventura) pellegrini, poeti e persone devote alla Madonna delle Milizie si ritrovarono domenica 26 maggio del 2013 in un primo momento, alle 16,00 all’Eremo della Madonna delle Milizie, all’interno del Santuario, gentilmente concesso dall’Amministrazione comunale di Scicli.
Alla riuscita dell'iniziativa diedero il loro contributo oltre a Elisabetta, Liliana Calabrese, Ciccio Urso, Marianna Buscema, Gaetano Celestre, Carmela Di Rosa, Sebastiano Artale, Italo Benedetti, ecc., aggregati tutti dal “Forum dei cammini europei del pellegrino” e dall'Associazione Culturale "L'Isola").
Si era appena concluso il cammino di tre giorni di alcuni pellegrini da Avola fino a Donnalucata, e Scicli li aspettava per un incontro pubblico nel cortile dell’Opera Pia “Carpinteri”, per riflettere sulla spiritualità che si incarna nell’attualità attraverso la poesia.
In questa prima manifestazione di quel pomeriggio di domenica – come sempre realizzata senza finanziamenti pubblici – aprì l’incontro Liliana con la sua chitarra, cantando “Ave Maria”; poi Francesco Urso spiegò il senso di quell’iniziativa e il poeta Sebastiano Artale interpretò poeticamente la sua relazione con la Madonna.
Alla fine si cominciò a raccogliere firme per sensibilizzare autorità civili e religiose sul recupero e l’apertura del Santuario… (Di questi giorni – 10 settembre 2013 – la notizia dell'accordo tra il Comune di Scicli e la Curia per ripristinare le funzioni religiose al Santuario).
Pur con poveri mezzi, in forma assolutamente gratuita, abbiamo dimostrato, pur con la precarietà di mezzi, ma con la straordinaria forza delle idee, di poter realizzare i nostri sogni e di aggiungere bellezza ai nostri ricordi.
Non ci resta che dire “Grazie” a tutti quegli amici che condivideranno sempre le nostre iniziative, e che ci coinvolgeranno ulteriormente in cose degne di essere vissute…

ASCOLTA I giardini di marzo

(di (Battisti-Mogol, cantata da Liliana Calabrese Urso all'incontro del 26 maggio 2010 di AVOLA IN LABORATORIO 


Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori"
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è


ASCOLTA AMORE SCUSAMI cantata da Liliana Calabrese Urso all'incontro del 26 maggio 2010 di AVOLA IN LABORATORIO.
Dedicata a Benito Marziano (e a Paolo Calafiore...).
Grande - grande - grande estate del 1964!!!
Indimenticabile canzone, molto nota negli anni 60, un vero piacere riascoltarla. E' stato un grande successo di Joh...n Foster, che qualche anno dopo ha smesso di cantare ed è diventato un noto giornalista.
Nel sottofondo, la voce di Benito Marziano accompagna Liliana...


Ascolta la canzone L'INCANTO cantata da Liliana Calabrese
nel corso di Libr'Avola del 24 ottobre 2009


ARRIVEDERCI ANTONIO di Liliana Calabrese

con AntonioIl 25 febbraio 2009, a pochi giorni da quella data fatale, come AVOLA IN LABORATORIO dedicammo l'incontro mensile di quel mercoledì letterario di fine mese all'amico Antonio, mutuando il tema della serata dal titolo di un libro di Jacques Derrida, OGNI VOLTA UNICA LA FINE DEL MONDO.
Fu il primo incontro a cui Antonio non partecipò...
Liliana in quella occasione cantò per la prima volta questa sua canzone scritta apposta per l'amico appena scomparso.
Nuovi e vecchi amici di Antonio possono ascoltarla. La canzone fu registrata in estemporanea coi mezzi a nostra disposizione e così ve la offro. Liliana continua a cantarla, sempre con molta emozione, e non è escluso che qualche volta non se ne faccia una migliore registrazione.
Abbiamo sempre coltivato la nostra dignità e libertà e poco ci siamo preoccupati di come apparivamo...
Se non fosse stato per le insistenze di Antonio, non saremmo apparsi fra i suoi amici di questo spazio... Noi, che gli avevamo creato il primo spazio in internet e il suo primo spazio di posta elettronica nel nostro computer, gestendo sue password lunari, e altrettanto lunari sue poesie con la nostra editrice... Noi, modesti suoi amici...

 

 

 


Ciccio e Liliana
Liliana Calabrese
e Francesco Urso


Gelli e Liliana26/3/2008

Edgardo Gelli con Liliana in 'Quando calienta il sole' dal vivo'
per ''Gli incontri culturali in pizzeria'' presso "I GIARDINI DI NOTO" Ristorante Pizzeria Bar Contrada Fiumara - Noto, laboratorio di democrazia culturale con miniconferenze a tema imposto. Tema dell'Incontro: La politica nell'epoca del disincanto. Moderatore: Francesco Urso. Tecnico del suono: Salvatore Elera. Ospite d'onore il cantante-musicista Edgardo Gelli.

Il Passatore
Gelli e LilianaEdgardo Gelli e Liliana Calabrese Urso in 'Il passatore'

Stefano Pelloni detto il Passatore (o, definizione di Pascoli, il Passator cortese) (Boncellino di Bagnacavallo, 4 agosto 1824 – Russi, 23 marzo 1851) è stato un brigante italiano, attivo nella Romagna del primo Ottocento. Il soprannome gli venne dal mestiere, ereditato dal padre, di traghettatore sul fiume Lamone; era chiamato anche Malandri, dal cognome della donna che sposò un suo bisavolo.

Nato nel 1824 a Boncellino di Bagnacavallo, paese nel cuore della Romagna, a una trentina di chilometri da Forlì, fu ucciso nel marzo 1851 a Russi dalla gendarmeria pontificia.

Frequentò in gioventù una scuola privata, che tuttavia abbandonò alla terza elementare, dopo innumerevoli bocciature. Il lavoro di traghettatore lo mise in contatto con numerosi contrabbandieri, ladri e briganti che in quel periodo attraversavano le terre romagnole, cosa che ebbe sicuramente influenza nel suo passaggio alla criminalità.

Evaso dalla prigione nella quale scontava la pena per omicidio colposo e datosi alla macchia, organizzò una banda audace ed agguerrita che operò per tre anni nelle Legazioni Pontificie tenendo in scacco la gendarmeria.

Un tratto caratteristico del modo di operare della banda fu l'occupazione di interi paesi (Bagnara di Romagna, Cotignola, Castel Guelfo, Brisighella, Forlimpopoli ecc.), attuata per mettere a sacco le abitazioni dei cittadini più ricchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

GelliTra le gesta più celebri del Passatore si ricorda quella di Forlimpopoli, svoltasi nella sera del 24 gennaio 1851. Con la sua banda il brigante assaltò, durante una rappresentazione, il teatro (oggi teatro Verdi, XIX sec.). Saliti sul palcoscenico, all'apertura del sipario, puntarono le armi contro gli spettatori ordinando loro di dare un "contributo pecuniario".

La sua attività ebbe termine nel marzo 1851 quando fu tradito da uno dei suoi uomini e individuato in un capanno nei pressi di Russi da parte della gendarmeria pontificia, rimanendo ucciso nello scontro a fuoco che ne seguì.

Le sue imprese ispirarono la musa popolare della rievocazione orale (che enfatizzò la sua generosità, divenuta leggendaria) e quella colta, da Arnaldo Fusinato a Giovanni Pascoli (che nella poesia Romagna idealizzò la sua figura evocandolo, appunto, come Il Passator Cortese).

Una celebre canzone popolare romagnola recita:

 

 

 

Gelli e Liliana«Cantato:

Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
In tutta la Romagna chiamato il Passatore.
Odiato dai signori, amato dalle folle
Dei cuori femminili incontrastato re.

Parlato:

su Forlimpopoli è scesa la notte
il cielo è cupo e pieno di pioggia.

Cantato:

tutta la gente già chiusa in teatro
lungo le mura serpeggia il mistero.

Parlato:

c'è l'intervallo poi s'alza il sipario
si sente un urlo si leva il terrore.

Cantato:

fra dieci uomini in mezzo alla scena
Spunta la sagoma del Passatore.
Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
In tutta la Romagna chiamato il Passatore.
Odiato dai signori, amato dalle folle
Dei cuori femminili incontrastato re.

Parlato:

Con un sorriso saluta la folla
Poi guarda i palchi dei ricchi padroni

Cantato:

Li vuole tutti inchinati ai suoi piedi
In compagnia di venti scudoni.

GelliParlato:

Ad uno ad uno gli portano i soldi
Nel loro cuore c'è l'odio e il terrore

Cantato:

e una fanciulla dagli occhi di mare
Chiama il Pelloni gettandogli un fiore.
Questa è la triste storia del Passator Cortese
Che sul Lamone un giorno morì per tradimento.
Portato lungo i borghi per farlo disprezzare
Ci fu per lui chi pianse, chi un fiore gli gettò»

Il passatore

I connotati de il Passatore differisco notevolmente dalla iconografia che lo ha reso famoso, così somigliante a un brigante abruzzese. In realtà Stefano Pelloni era alto intorno al metro e settanta centimetri, una statura giusta per la metà del secolo XIX in Romagna, aveva i capelli neri, gli occhi castani e la fronte spaziosa. In particolare il viso, di forma oblunga e di colorito pallido, non presentava barba. All'epoca, alla voce segni particolari del Passatore, veniva indicato sguardo truce; ciò è possibile poiché Stefano Pelloni presentava una bruciatura di zolfo sotto l'occhio sinistro.

Da fonti che fanno riferimento a RadioNK, sembra risultare che l'aggettivo cortese, proclamato dal Pascoli, almeno in riferimento alla povera gente, non sia usurpato.

Alla figura del Pelloni è intitolata la 100 km del Passatore, una competizione podistica che dal 1973 si svolge annualmente con partenza da Firenze e arrivo a Faenza.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

IL CANTICO DEI DROGATI
COME POTRO' DIRE A MIA MADRE CHE HO PAURA?
copertina
LilianaSabato 28 gennaio 2012 ad Avola
nella Chiesa di Santa Maria del Gesù
la Libreria Editrice Urso ha presentato il libro di Salvatrice Catinello (a cura di Roberta Malignaggi), dal titolo mutuato da un verso del "Cantico dei drogati" di De Andrè.
Sono intervenuti, oltre al numeroso pubblico (in cui non abbiamo visto “potenti”, quindi non potevano esserci il sindaco, assessori, giudici, né presidenti di enti o altri cosiddetti "potenti" di questa strana e distratta società... Come al solito, o come accade quasi sempre nelle nostre manifestazioni, mancavano i giornalisti locali):
Salvatrice Catinello, l'anziana madre di Claudio, tossicodipendente protagonista dell’articolata storia che questa mamma coraggio e sostenitrice della legalità ha raccontato alla giovane scrittrice di Palazzolo Acreide Roberta Malignaggi, anche lei intervenuta nel dibattito.
Anche don Antonino Caldarella, parroco della Chiesa è intervenuto con un saluto.
Don Vincenzo Sorce, che si occupa di varie comunità di recupero nell'area di Caltanissetta ha dato il suo contributo, e assieme a lui anche Maurizio, ragazzo di una di quelle comunità.
E' intervenuto anche il prof. Elia Li Gioi, ex amministratore del Comune di Avola, a testimoniare il suo impegno, con l'istituzione del servizio locale a fianco dei tossicodipendenti con "Linea verde".
Gradito e desiderato da Salvatrice Catinello è stato l’intervento dell'ispettore di P.S. Giuseppe Di Benedetto e del m.llo dei Carabinieri Salvatore Lonero; loro due sono intervenuti a testimoniare il complesso rapporto con le forze dell'ordine da parte di Claudio Macca, protagonista del libro. Leonardo Miucci, inoltre, è intervenuto nella duplice veste di carabiniere e di intellettuale.
Il coro di Avola "Abola Chorus" diretto dal M° Maria Piccione si è esibito nel corso della manifestazione con tre canti molto toccanti.
Anche Liliana è stata insuperabile col canto che sentite in sottofondo.
Dopo un incontro molto emozionante è viva la speranza che nessun ragazzo possa subire quel che nella vita ha incontrato Claudio, e che nessuna mamma a questo mondo possa sperimentare quel che coraggiosamente, e con dignità ed amore, ha dovuto affrontare Salvatrice Catinello.

Francesco Urso

 

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