Al culmine di una malattia devastante
ma che non gli impedisce di scrivere "A futura memoria", "Fatti diversi" e "Una storia semplice"
si spegne il 20 novembre 1989 a Palermo
lo scrittore Leonardo Sciascia.
Sulla lapide della sua semplice sepoltura ha voluto le parole di Villiers de l'Isle:
"Ce ne ricorderemo, di questo pianeta".
Il 20 novembre è il ventitiseesimo anniversario della morte di Leonardo Sciascia. Credo sia opportuno organizzare un’iniziativa che ricordi il grande messaggio di libertà che ci ha lasciato. Era infatti un uomo libero, un intellettuale e scrittore che ha fatto dell’autonomia, della libertà di coscienza e dell'autodeterminazione, una bandiera. A volte non abbiamo condiviso le Sue opinioni (a volte le ho personalmente combattute, mi riferisco, per esempio, alla Sua espressione “né con lo Stato, né con le Brigate Rosse”), ma non si può negare che esse erano frutto di libero pensiero e per questo vanno rispettate.
Sulla Sua tomba volle scolpito la frase ''ce ne ricorderemo di questo pianeta'' e parafrasando questo epitaffio ho redatto queste brevi considerazioni.
Il senso dell'epitaffio per la verità lascia spazio a molte interpretazioni, ma Leonardo Sciascia non ha usato la parola 'mondo' o 'società', ma 'pianeta' quasi a porne in evidenza la fisicità. Lo scrittore nella terminologia era molto preciso ed attento ('le parole sono pietre'), non le ha mai usate casualmente.
Sciascia, inoltre, era un anticonformista e faceva riferimento all'anticonformista Longanesi ferocemente critico della società consumistica governata dalle imposture ideologiche.
Anche noi oggi, come fece Sciascia, dobbiamo leggere quello che sta avvenendo e poi ricordare. Se, infatti, contestualizziamo la frase, ciò che avviene oggi nel mondo spesso ci inorridisce, la realtà supera la fantasia horror. Come un vento catabatico gli avvenimenti trascinano verso giù l’anima del mondo e la natura che ci circonda. Si compie ogni giorno nel canale di Sicilia la tragedia dei profughi, sfollati, esiliati, rifugiati e migranti; torture vengono inflitte a bambini, donne, uomini ed animali in varie parti del mondo; devastazioni ambientali imperversano sempre più intense e numerose; il degrado delle coscienze ed i falsi valori ammorbano la società. L’ossessione manichea, dogmatica e, questa sì, ideologica dei fautori della crescita ad ogni costo e l’idolatria del P.I.L. e quindi consumismo esasperato, individualismo, affarismo ed edonismo (per cui molti ragazzi di oggi aspirano a fare i calciatori e le ragazze, le veline) immolano sull’altare i valori della sobrietà e della solidarietà; la mistica e la frenesia del paradigma più crescita-più occupazione-più consumi diventa la religione fideistica del ‘pensiero unico’.
Infine, con questo epitaffio, non credo sia stato, solo, un’intenzione di ‘lasciar memoria’ della propria esistenza. Sciascia pur essendo un pessimista (Palermo è irredimibile), in questo caso non è ‘definitivamente’ pessimista, infatti, il pianeta si può ricordare se vi è ancora vita, e ‘nonostante tutto’, dunque, bisogna avere attenzione per questa terra, per questo pianeta e bisogna operare affinché il lavoro fatto sia stato utile; per cui ogni nostro atto deve essere compiuto nella nostra vita pensando a cosa comporterà per il futuro.
Paolo Pantano |
dopo l'incontro di BRESCIA di sabato 3 novembre 2012
ASSIEME POETI, SCRITTORI, PELLEGRINI E AMICI DELLA LIBRERIA EDITRICE URSO
PER SAPERNE DI PIÙ
IL SOGNO SECONDO LA POETESSA ANNA SCARPETTA
(Considerazioni a margine dell'incontro del 3 novembre a Brescia)
Me lo sono chiesta più volte: che cos'è un sogno?
Un sogno lo vivi dentro, te lo porti con te tutta la vita, lo fai tuo, come uno sposo, sempre in attesa sull'uscio di casa, e resti in ansia per vederlo arrivare, per sentirlo arrivare all'uscio della tua porta, vicino al tuo cuore. E, attendi, resti sveglia, nessuna mano bussa, tarda.
Allora, tu pensi, ma dov'è? sembrava qui, vicino, a pochi passi dal mio respiro.
Ed ora, dove sarà mai?
E, all'improvviso, nel buio, come una stella che brilla nel cielo, si fa largo il tuo magico sogno, il sogno così vero e irraggiungibile, e si lascia percepire, e si lascia respirare, e si lascia coccolare: coi pensieri, con la gioia dell'anima, con la gentilezza dei versi di un poeta strambo.
E, più il poeta tira fuori i suoi versi, più il sogno s'ingrandisce nella notte dei silenzi, e riprende forma con una materia tutta strana, fatta di pensieri, di ombre e di luci, di specchi e riflessi; così confondi il vero cielo con un altro limbo dell'infinito, dove il sogno spazia senza tempo, e la tua ansia resta tua, ma il cammino del peregrino è già iniziato, con la tua anima senza il tuo corpo, a sublimare altri canti.
Anna Scarpetta |
Stefano D'Arrigo
Horcynus Orca
2012, 8°, pagine 1100
€ 25,00
Stefano D'Arrigo (Alì, Messina 1919 – Roma 1992) ha esordito con il volume di poesie "Codice siciliano" (1957). "Horcynus Orca", suo indiscusso capolavoro, è stato pubblicato nel 1975. Nel 2000, presso Rizzoli, è uscita la prima stesura di quella stessa opera, che risale al 1956, con il titolo "I fatti della fera". "Cima delle nobildonne" è il suo secondo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1985.
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