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Paolo Pantano |
paolopantano@simail.it |
Località: - |
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Per I Peripatetici,
Per Avola in laboratorio
Il 20 novembre è il ventesimo anniversario della morte di Leonardo Sciascia. Credo sia opportuno organizzare uníiniziativa che ricordi il grande messaggio di libertà che ci ha lasciato. Era infatti un uomo libero, un intellettuale e scrittore che ha fatto dellí autonomia, della libertà di coscienza e dell'autodeterminazione, una bandiera. A volte non abbiamo condiviso le Sue opinioni (a volte le ho personalmente combattute, mi riferisco, per esempio, alla Sua espressione né con lo Stato, né con le Brigate Rosse), ma non si può negare che esse erano frutto di libero pensiero e per questo vanno rispettate.
Sulla Sua tomba volle scolpito la frase ''ce ne ricorderemo di questo pianeta'' e parafrasando questo epitaffio ho redatto queste brevi considerazioni.
Il senso dell'epitaffio per la verità lascia spazio a molte interpretazioni, ma Leonardo Sciascia non ha usato la parola 'mondo' o 'società', ma 'pianeta' quasi a porne in evidenza la fisicità. Lo scrittore nella terminologia era molto preciso ed attento ('le parole sono pietre'), non le ha mai usate casualmente.
Sciascia, inoltre, era un anticonformista e faceva riferimento all'anticonformista Longanesi ferocemente critico della societ‡ consumistica governata dalle imposture ideologiche.
Anche noi oggi, come fece Sciascia, dobbiamo leggere quello che sta avvenendo e poi ricordare. Se, infatti, contestualizziamo la frase, ciÚ che avviene oggi nel mondo spesso ci inorridisce, la realt‡ supera la fantasia horror. Come un vento catabatico gli avvenimenti trascinano verso gi? líanima del mondo e la natura che ci circonda. Si compie ogni giorno nel canale di Sicilia la tragedia dei profughi, sfollati, esiliati, rifugiati e migranti; torture vengono inflitte a bambini, donne, uomini ed animali in varie parti del mondo; devastazioni ambientali imperversano sempre pi? intense e numerose; il degrado delle coscienze ed i falsi valori ammorbano la societ‡. Lí ossessione manichea, dogmatica e, questa sÏ, ideologica dei fautori della crescita ad ogni costo e líidolatria del P.I.L. e quindi consumismo esasperato, individualismo, affarismo ed edonismo (per cui molti ragazzi di oggi aspirano a fare i calciatori e le ragazze, le veline ) immolano sullí altare i valori della sobriet‡ e della solidariet‡; la mistica e la frenesia del paradigma pi? crescita-pi? occupazione-pi? consumi diventa la religione fideistica del ìpensiero unicoî.
Infine, con questo epitaffio, non credo sia stato, solo, uníintenzione di ìlasciar memoriaî della propria esistenza. Sciascia pur essendo un pessimista (Palermo Ë irredimibile), in questo caso non Ë ìdefinitivamenteî pessimista, infatti, il pianeta si puÚ ricordare se vi Ë ancora vita, e ìnonostante tuttoî, dunque, bisogna avere attenzione per questa terra, per questo pianeta e bisogna operare affinchÈ il lavoro fatto sia stato utile; per cui ogni nostro atto deve essere compiuto nella nostra vita pensando a cosa comporter‡ per il futuro.
Paolo Pantano
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Paolo Pantano |
paolopantano@simail.it |
Località: Noto-Avola |
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Equilibrio dell'universo e origine della vita
Recentemente ho assistito ad una conferenza in cui si parlava del ''mistero'' dell'equilibrio dell'universo (delle stelle, dei pianeti) e del ''mistero'' dell'origine della vita.
Ma quale mistero, dicevo tra me, come se non ci fosse stato Newton (con la sua teoria della gravitazione) ed Einstein (che definì il rapporto tra massa, energia).
Il 15 febbraio 1564 nacque Galileo e questo Ë il bicentenario della nascita di Charles Darwin (nacque il 12 febbr. 1809). Due altri grandi scienziati che contribuirono a ''svelare'' il mistero, uno dell'origine dell'universo e l'altro dell'origine della vita.
Vi è oggi un grande dibattito in occasione del bicentenario della nascita di Darwin su evoluzionismo e creazionismo. Mi chiedo e Vi chiedo:
Vi Ë contraddizione tra ciò che è stato creato e che nel tempo si è evoluto? Se consideriamo la creazione un atto dinamico, in divenire, come d'altronde è l'evoluzione, non mi pare che vi sia conflitto.
Gli evoluzionisti ritengono che vi è stato un momento iniziale, ma è la stessa cosa che pensano i creazionisti.
D'altronde l'opera d'arte non nasce dal nulla, ma da una cultura, sensibilità, da un gusto, da un intuito, da un momento creativo che si evolve. E la Natura (per i laici) o il Creato (per i credenti) non è un'immensa opera d'arte?
Che ne pensate?
Paolo Pantano
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Paolo Pantano |
paolopantano@simail.it |
Località: Avola - Noto |
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Le idee dovrebbero resistere nel tempo
Anche se dopo un poí di... tempo, vorrei, dopo aver riflettuto, ritornare a parlare di ...spazio e di tempo. Non consumiamo e buttiamo, come facciamo spesso con gli oggetti che non servono più, il tema dell'ultimo incontro dei Peripatetici di Eloro, considerandolo come superato. Le idee dovrebbero resistere nel tempo.
Durante la passeggiata ripresi un concetto di Norberto Bobbio sulla 'speranza'. Egli affermava che essa ha una valenza teologica, io aggiungo che può avere - addirittura ha - una valenza escatologica (si può riferire al destino ultimo dell'uomo e conseguentemente può 'legittimare' il fato o il destino crudele). Meglio parlare di ricerca, analisi, approfondimento, razionalità, impegno per cambiare la corsa folle della distruzione degli ecosistemi e delle disuguaglianze che ne vengono scaturite. Affrontarne le cause e non gli effetti piangendone le conseguenze con il vittimismo.
Provocatoriamente aboliamo la parola speranza. Essa spesso ottunde la concretezza delle azioni.
E' 'tempo' di guardare in faccia la realtà, non di trincerarsi sull'intimismo o nel privato o sulla vana aspettativa della speranza, ma evitare le illusioni. Lo spazio si conquista giorno per giorno ...nessuno lo regala.
''Il futuro della nostra Terra dipende da ognuno di noi e dai nostri comportamenti di oggi''. (William McDonough, biologo autore di ''Cradle to Cradle'').
Paolo Pantano
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Nino Muccio |
muccio.nino@alice.it |
Località: Avola |
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Gli abitatori del nulla
Sullo sfondo dello spazio e del tempo, l'esperienza del divenire è intenzionale poiché ne va della coscienza di chi allo spazio e al tempo non saprebbe rinunciare.
L'intenzione è del soggetto; il soggetto è coscienza: coscienza d'esser soggetto.
La coscienza è padronanza di sé, è l'esser padroni di se stessi: padroni in casa propria.
Dominatori di quel luogo, dunque dominatori dello spazio e del tempo.
Dunque la coscienza ci rende padroni di noi stessi nello spazio e nel tempo che ha saputo immaginare.
La coscienza non è il pensiero: è altro dal pensiero.
Ciò che la coscienza immagina è diverso da quel che il pensiero pensa.
Il pensiero pensa in grande.
La coscienza pensa in piccolo.
Il poco della coscienza è la grandezza del soggetto.
La smisuratezza del pensiero è miseria umana.
Pensata da un pensiero smisurato è la miseria di ogni uomo.
Nella smisuratezza del pensiero è perduto il soggetto.
Nel mare infinito del pensiero il soggetto perduto è l'uomo senza dimora.
continua
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