(...)L’industriosità degli avolesi prevede anche un risvolto di follia culturale bene incarnata da un paio di personaggi. Il primo folle di Avola è senz’altro Jano Burgaretta, poeta, saggista, guida preziosa per districare le sfumature del territorio dove vive da sempre. A lui si deve un’accurata ricostruzione dei fatti di Avola: 2 dicembre 1968, due braccianti uccisi dalla polizia durante un’ondata di proteste contadine. L’occasione maggiore per cui Avola ricorre nella storia del Novecento. Nel suo ruolo di animatore culturale s’è inventato una serie di serate dantesche in pizzeria. Non rassegnandosi allo sfratto di Dante dalle scuole, voleva che fosse accolto almeno nelle taverne. E la cosa funzionò: le letture conviviali, che prima erano riservate a pochi, man mano sono andate estendendo il proprio pubblico.
L’altro matto benigno è Ciccio Urso, il libraio del paese. Uno che negli anni Settanta ha cominciato sotto il segno della militanza e ancora oggi alla militanza paga un tributo non indifferente. La sua libreria-casa editrice, pur essendo molto attrezzata sulla storia del territorio, si rivolge al pubblico di internet, per riuscire a sopravvivere sul piano anche commerciale. Urso fa un vanto di non utilizzare finanziamenti pubblici, e se gli è successo in passato se ne è quasi dispiaciuto. Sua è stata l’idea delle passeggiate filosofiche sul sito archeologico di Eloro, presidio militare siracusano in abbandono, dal quale si gode di un paesaggio pressoché incolume, al confine con la riserva di Vendicari. Urso, Burgaretta e i loro amici si sono autodefiniti «i peripatetici di Eloro»: vanno lì e camminano a lungo, discutendo di filosofia come a voler recuperare la propria identità di Greci antichi.
E si vede che un po’ di filosofia dev’essere rimasta impigliata fra la macchia mediterranea che a Eloro soverchia le rovine: filosofia spiccia, di pratica quotidiana, che deriva dall’esperienza. Qui – ma non solo qui, girando per i siti archeologici siciliani – può succedere di arrivare fino al cancello e trovarlo chiuso pur nel pieno orario di visita: orario severo e limitato, ostentato su un cartello che campeggia sul cancello stesso. Uno a questo punto che fa? Scavalca. E si scavalca facilmente, salvo poi essere intercettati da due militari destinati alla tutela dei beni archeologici. Non ci sono sanzioni, e meno male. Ma l’esperienza vale per confermare un fondamento del vivere in Sicilia. Una terra dove le regole ci sarebbero, tuttavia è consentito aggirarle per conseguire giustizia. Ma solo a patto di non farsi scoprire...
ROBERTO ALAJMO
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