![]() per Paolo Calabrò a cura di Paolo Emilio Russo e di Francesco Urso |
BIOGRAFIA
Sin da giovanissimo si preoccupa di aiutare economicamente la famiglia anche nelle incombenze più faticose e pesanti. I primi studi li compie al liceo classico governativo “Di Rudinì” a Noto dove consegue il diploma. A vent’anni (1915) esordisce da Ufficiale combattente nella prima guerra mondiale sul San Michele del Carso dove, a seguito di una rischiosa azione, viene gravemente ferito nei pressi del fiume Isonzo; quivi si guadagna ben tre decorazioni al valor militare: una croce al merito di guerra, una croce di guerra al Valor militare e una medaglia d’argento per una coraggiosissima, quanto rischiosa impresa di attacco ad una postazione tedesca, la motivazione fu la seguente: “sebbene febbricitante eseguiva una ricognizione verso le linee nemiche in situazione particolarmente difficile; fatto segno a fucilate da pattuglie nemiche, continuava nella sua missione con fermezza e valore e riusciva a sfuggire con la pattuglia al suo comando e ritornava nelle nostre linee recando utilissime informazioni”.
Fu grazie poi alla sua confessione di essere Ufficiale dell’esercito italiano fuggito dal campo di concentramento, che la pena gli viene commutata in durissima detenzione come si evince dalle lettere che spediva ai familiari ad Avola che testimoniano la scarsità di cibo, l’incertezza sulla sopravvivenza insieme ai momenti di grande solitudine e sconforto, scriveva infatti ai familiari come nessuno possa immaginare le sofferenze del prigioniero assicurando, peraltro, il padre di avere fatto il proprio dovere fino in fondo prima della cattura; il Calabrò comunque si fa forza e trova la voglia di iniziare gli studi universitari letterari facendosi spedire i libri da Avola. In uno dei lager dove venne internato il Calabrò ritrova anche due avolesi, i soldati Sebastiano Midolo e Salvatore Scibilia, che prontamente li conforta dicendo loro che “..dopo giorni burrascosi, dopo nebbia fitta, verranno orizzonti nitidi e sereni..” Durante la permanenza in uno dei campi di concentramento il Calabrò scampa miracolosamente pure ad un incendio che di notte divampa sulle baracche dei prigionieri causando morti e distruzione.
Tra il 1920 e
il 1924 insegna presso i licei di Palermo, Perugia, “Di
Rudinì” a Noto (1921-1922), “Cutelli”
e “Spedalieri” a Catania (1923-1924), e Taranto
(1924-1925). In seguito vince il concorso bandito dal Ministero degli Affari Esteri e viene destinato come Lettore all’Università di Pécs in Ungheria e poi a Budapest. Il 5.09.1928 sposa a Roma la professoressa Wanda Onesti di Anzio, autrice di numerosi scritti (diari di viaggio e novelle ambientate in Sicilia ed anche ad Avola) apprezzati per il suo stile fine e ricercato; la moglie morirà qualche anno dopo nel 1934 per tifo lasciando una figlia di soli quattro anni. In Ungheria si svolge la prevalente opera del Calabrò dove rimane dal 1925 al 1940 prima come Presidente del Comitato della “Dante Alighieri” di Budapest (costituito da soci ungheresi) che poi trasforma ed organizza, anche a seguito della convenzione tra i due Stati sottoscritta a Roma nel febbraio del 1935, nell’Istituto Superiore Italiano di Cultura con le sue sezioni nelle città universitarie di Pécs, Szeged, Debrecem, Cassovia e negli altri centri di cultura dell’Ungheria (Miskolc, Kaposvàr, Baja, Nyiregyhàza e Ujpest); il Calabrò, che a Budapest accolse con cordiale e aperta disponibilità i connazionali e conterranei, compie con disinvoltura un’opera di cui la cultura italiana moderna poté andare fiera e a cui tutte le organizzazioni del genere poterono ispirarsi.
L’Istituto creato con una modestissima somma iniziale a Budapest, aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo delle relazioni italo-ungheresi nel campo della scienza, della letteratura e dell’arte; l’attività era così suddivisa: · un
corso superiore di alta cultura,
Il 28.05.1938 visita l’Istituto anche
Mons. Angelo Calabretta, Vescovo di Noto. In Ungheria il Calabrò riesce ad introdurre lo studio della lingua italiana, in forma obbligatoria, in tutte le scuole medie tanto che Benito Mussolini ebbe a complimentarsi personalmente con lui per “aver italianizzato” l’Ungheria e, successivamente, l’ex Ministro della Pubblica Istruzione Salvatore Valitutti ricordava “le vive tracce della diffusione della cultura italiana lasciate dal Calabrò in Ungheria”. Anche il Ministro dell’epoca, il Conte Vinci, elogiò pubblicamente il Calabrò per il modo eccellente in cui svolse l’opera di diffusione della cultura italiana in Ungheria, le lodi furono espresse pure sulle pagine del Corriere della Sera ( del 15 e del 16.11.36) dal Ministro Galeazzo Ciano. Le due maggiori riviste letterarie ungheresi dell’epoca, Napkelet e UjKor, scrivevano di vedere nell’Istituto Italiano una vera e propria Università. L'Istituto Italiano di Cultura verrà ricordato successivamente anche dall'eroe Giorgio Perlasca quando ci riferisce che dopo l'8 settembre 1943, la sede venne difesa addirittura dalla polizia ungherese da un attacco dei fascisti italiani, essendosi i dirigenti schierati contro la neonata Repubblica di Salò, e riferisce anche che nel 1945 la stessa sede venne utilizzata come infermeria per i militari italiani reduci dai campi di prigionia tedeschi.
A Budapest il Calabrò insegna la lingua e la letteratura italiana anche al Collegio Eotvos che, come la Scuola Normale di Pisa raccoglieva i migliori studenti laureati, e all’Accademia di Belle Arti. Durante il periodo estivo (dal 1928 al 1940), il Calabrò riceve l’incarico di docenza di letteratura e lingua italiana per gli iscritti di lingua ungherese, dal Rettore Astorre Lupattelli, presso l’Università italiana per stranieri di Perugia. A Perugia, il Calabrò fa istituire corsi di italiano e alloggi gratuiti per gli ungheresi che si trasferivano in Italia per studiare. Dopo l’Ungheria, il Calabrò viene nominato addetto culturale a Berlino, in Germania, presso l’Ambasciata Italiana con l’incarico di docenza presso l’Istituto di lingua italiana e il compito di sovrintendere su tutti gli istituti italiani del Reich (Berlino, Amburgo, Bonn, Breslavia, Colonia, Danzica, Dresda, Francoforte, Friburgo, Giessen, Gottinga, Lipsia, Monaco, Graz etc.) con esclusione dell’Austria, ed inoltre con il compito di stimolare e sorvegliare ogni attività dei comitati della “Dante Alighieri” ivi istituiti.. Nel 1941, a Berlino, invita il famoso complesso del Teatro Reale dell’Opera di Roma per una serie di opere liriche con i migliori artisti dell’epoca come Beniamino Gigli e Gino Bechi; fu in quel periodo che il Calabrò conobbe personalmente anche Hithler.
In Germania, il Calabrò denunzia subito per iscritto al Ministero la subordinazione dei direttori dei corsi di lingua e letteratura italiana nei vari centri ai rispettivi Segretari dei Fasci ed inoltre, la devoluzione dei proventi dei corsi non a beneficio del miglioramento e del potenziamento degli stessi, bensì a beneficio di altre attività dei Fasci. Il Calabrò evidenziava chiaramente la mancanza di cultura e di preparazione dei Segretari dei Fasci, peraltro distratti dalle molteplici attività politiche, per potere dirigere con buoni risultati un rilevante organismo didattico. Le conseguenze di quanto detto furono che nel luglio del 1941, a seguito di un rapporto negativo dell’Ispettore dei fasci, il Calabrò è costretto a tornare in Italia e viene destinato alla Presidenza dell’Istituto magistrale di Firenze. Il 15.05.1942 il Calabrò è nominato Provveditore agli Studi di Pesaro, quivi il suo desiderio di giustizia e legalità, nell’intrapresa opera di moralizzazione nelle istituzioni scolastiche, si scontra ben presto con le imposizioni e le pressioni dei rappresentanti locali del regime tanto che, viene fermato dal Comando militare tedesco con l’accusa di “sobillare contro i tedeschi tutti gli intellettuali della provincia di Pesaro”, per miracolo riesce a salvarsi dalla sicura fucilazione o comunque dalla deportazione in Germania. Vi è anche il Ministro della Pubblica Istruzione dell’epoca che gli impone di provvedere al trasferimento di sede di un’insegnante al di fuori di una legittima graduatoria ma, il Calabrò si rifiuta fermamente rinviando tale “potere” al medesimo Ministro.
Viene quindi, sottoposto ad indagine amministrativo-politica dal Ministero (1944) e, poiché il Calabrò non possedeva alcun merito fascista da far valere, si decide di destituirlo dall’incarico di Provveditore (dopo si apprenderà che tale decisione proveniva direttamente dal segretario del partito fascista Ministro Pavolini) e di assegnarlo alla Presidenza del Liceo “Minghetti” di Bologna (1945) ed inoltre viene spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura dal tribunale straordinario di Pesaro con la minaccia di dispensa dal servizio; il Calabrò riesce a fuggire di notte, perché avvertito in tempo, e si rende irreperibile per diversi mesi. La persecuzione continua perché a Bologna si rifiuta di impartire lezioni di lingua italiana al Comandante militare tedesco del luogo e anche per questo riceve una nota di addebito dalla Commissione di Epurazione per il personale dell’Amministrazione del Ministero della Pubblica Istruzione dove gli si contesta di avere perseguitato i fascisti (dipendenti dell’amministrazione scolastica) ed in particolare quelli che rivestivano una carica politica ed inoltre di svolgere opera di ostruzionismo all’Opera balilla alla quale non inviava le tasse di educazione fisica versate dagli alunni; anche in questa occasione il Calabrò riesce a discolparsi probabilmente perché il regime volgeva al termine, gli si commina comunque una pena disciplinare lieve (censura) che verrà annullata in sede di appello al Consiglio di Stato.
Caduto il regime, è nuovamente nominato Provveditore agli Studi ed occupa la sede di Ragusa (1946-1947). Dal 1948 al 1949 è Provveditore agli Studi a Siracusa quivi, intraprende l’opera di impulso al funzionamento dei corsi delle scuole popolari, finalizzate a contrastare il diffuso analfabetismo tra le persone adulte (per questo riceverà un encomio dal Governo Regionale) ma, in particolare, provvede al riordino dell’attività assistenziale in favore dell’infanzia bisognosa svolta dai patronati scolastici, (istituiti con legge del gennaio del 1947), i quali provvedevano alla refezione scolastica, alle cure sanitarie, alle colonie estive, all’acquisto di libri e cancelleria ma anche di indumenti, il tutto con contributi di soci, di amministrazioni pubbliche, di offerte benefiche ed anche grazie ai contributi degli Stati Uniti d’America tramite l’Ufficio provinciale degli aiuti internazionali. In tal modo, il Calabrò istituisce nel Siracusano la refezione scolastica giornaliera nelle scuole di Siracusa, Floridia, Avola, Pachino e Rosolini. Per la gestione e distribuzione di indumenti e scarpe offerti dagli americani, con la sopra richiamata organizzazione, sorge un conflitto tra il Provveditore e l’Arcivescovo del luogo, tanto che il Ministero provvede ad inviare un ispettore da Roma per acquisire informazioni sulla condotta del Calabrò (i giudizi richiesti ad alcuni ispettori scolastici furono unanimi sulla estrema rettitudine e sull’alto senso del dovere e di giustizia posseduti dal Calabrò). L’esito dell’ispezione sarà poi l’immediato trasferimento a Savona (1950-1951), che il Calabrò accetta con fierezza perché convinto di avere operato in modo retto. Successivamente occupa la sede del Provveditorato di Varese (1952-1958) ed infine ancora Ragusa sino al 1960. La notizia del suo collocamento a riposo fu accolta da numerosissimi messaggi di riconoscenza, devozione e ammirazione pervenuti da tutte le parti d’Italia e anche dall’Estero. Negli anni successivi,tornato ad Avola, continua ad essere incaricato a presiedere Commissioni di esami Stato presso i Licei delle province di Siracusa e Ragusa. Il Calabrò fu autore di alcune pubblicazioni di seguito riportate: · Grammatica italiana per stranieri, Perugia 1932 · Giovanni Verga e il Verismo nella letteratura italiana, Budapest 1930 · Antologia di prosa e poesia ad uso degli stranieri I e II serie, Budapest 1934 - 1935 · Compendio di storia della letteratura italiana ad uso degli stranieri, Perugia 1939 · Profili di scrittori contemporanei I e II serie, Budapest 1933 - 1935 · Poesie scelte e commentate per gli stranieri, Perugia 1931 - 1933 · Manuale di conversazione italo-magiara, Budapest 1937
Alcune delle opere testè elencate furono adottate dalla Colombia University di New York, dall’Eastman school of music dell’Università di Rochester, dall’Università Australiana, dall’Ecole Cantonale di Porrentruy in Francia, dai corsi di lingua italiana istituiti dal Ministero in Portogallo, in Germania, in Brasile, in Egitto, in Turchia, in Argentina e in Inghilterra, da un Istituto svizzero di Lugano ed altri furono adottati ufficialmente dall’Università per stranieri di Perugia che ne curò l’edizione, la grammatica fu tradotta anche in tailandese e finlandese per l’uso didattico. Particolare importanza rivestì il singolare metodo di cui fu autore per l’insegnamento della grammatica e della lingua italiana agli stranieri, la grammatica infatti fu lodata nei congressi della Dante Alighieri e fu la guida sicura di quanti in Ungheria e in tutte le sedi della “Dante” nel Mondo, intrapresero la conoscenza della lingua italiana. In vita ricevette la promozione ad Ufficiale Superiore (colonnello) dell’esercito (fanteria) e le onorificenze di Cavaliere di Vittorio Veneto, di Commendatore al merito della Corona Ungherese, di Commendatore della Corona d’Italia e di Commendatore della Repubblica Italiana, ricevette inoltre il Diploma di Benemerenza con medaglia d’argento dalla Società nazionale Dante Alighieri, la medaglia d’argento della associazione Nastro Azzurro ed inoltre la comunità israelitica gli conferì il 3.10.1955 il relativo diploma iscrivendo il suo nome fra i benemeriti che “negli anni 1943-1945 con grave rischio personale soccorsero i correligionari perseguitati”. Ricordare oggi un uomo che si è contraddistinto sia per il nobile senso della Patria, che tenne alto all’Estero e in Italia in momenti tanto difficili, sia per la sua intransigente equità e sia per la severa imparzialità sempre nell’alto ed esclusivo interesse delle istituzioni scolastiche, dell’insegnamento libero e dell’educazione dei giovani, un uomo che pagò in prima persona le conseguenze di tale atteggiamento, sembra doveroso soprattutto da parte della città di Avola che il Calabrò ha sempre avuto nel cuore tanto da desiderare di trasferirsi quivi stabilmente per concludere gli ultimi anni della sua movimentata esistenza. Infatti durante il periodo ungherese il Calabrò, grazie agli introiti derivatigli dai diritti d’autore delle sue pubblicazioni, inizia la costruzione di un fabbricato (il primo in cemento armato nella cittadina) nei pressi del mare di Avola, nonostante l’iniziale contrarietà del Podestà che riteneva la zona estremamente periferica rispetto alle previsioni di espansione della città; l’edificio fu poi requisito e devastato (la biblioteca privata fu completamente distrutta) in occasione del noto sbarco degli alleati avvenuto nel luglio 1943. Ad Avola, il Calabrò decede all’età di novanta anni il 6.02.1986.
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Qualche
breve cenno sugli albori di Paolo Emilio Russo (Paolo
Emilio Russo è nipote di Paolo
Calabrò, morto ad Avola a novant'anni il
6 febbraio del 1986.
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