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INFIORATA DI NOTO 2010 INCONTRI CON AUTORI NETINI DELLA LIBRERIA EDITRICE URSO Questa Rassegna, che oggi è alla prima
edizione, affonda le sue “ragioni” culturali nel concetto di Desiderio.
È della natura dell'uomo, l'incontenibile desiderio di “uscire fuori dal proprio corpo”. La Mistica, l'Arte e la Scienza ne
rappresentano le più illuminanti manifesta-zioni. L'espressione che le sottende
è l'eccitazione. Il vino, il libro e l'opera d'arte conducono, anche se
in forme e modi diversi, alla eccitazione e al
cosiddetto “stato di ebbrezza”, che possiamo definire come il desiderio di
“sconfinamento” del (e dal) corpo stesso, in cui ogni individuo è, come
dire, “rinchiuso”.
La cultura e l'arte non sono separate dalla
realtà del territorio in cui fioriscono e a cui appartengono. Se esse si sviluppano e progrediscono, è per merito innanzitutto
dello sviluppo complessivo del loro territorio sotto il profilo economico,
sociale e anche turistico. L'Infiorata di Noto, oltre a rappresentare con la
sua trentunesima edizione un “evento” oramai storico per l'intera Isola, è
un'occasione importante per sottolineare questo legame
di crescita di territorio e cultura. Con esso, infatti, cresce, e si accresce, al contempo, il senso “emotivo” dell'appartenenza
al proprio luogo d'origine e il desiderio dell'apertura verso una solidarietà
più ampia e universale in senso umano.
In questo senso, l'Infiorata di Noto può
costituire una “Mappa delle Emozioni”, cioè un percorso di cultura,
arte, tradizioni, turismo del (e a partire dal) nostro
territorio. Come quella che nel 1654, a corredo del suo romanzo Clélie, Madeleine de Scudéry pubblicò definendola la Carte du pays de Tendre – una mappa del paese della tenerezza. Come ha
scritto Giuliana Bruno: “La Carte de Tendre ci
svela dunque un mondo di affetti. Nel suo tracciato, frutto di un
viaggio amoroso, il mondo esterno esprime un paesaggio interiore. Le emozioni
assumono la forma di una topografia mobile. Attraversare quel
territorio significa immergersi nel flusso e riflusso di una psicogeografia personale e tuttavia sociale”.
Va sottolineato,
infine, che questa Rassegna ripropone e rimette all'attenzione della società e
dei singoli individui il problema della Crisi per la perdita dei cosiddetti
“valori”; e principalmente il problema della perdita del cosiddetto “gusto” per le scienze umane (letteratura, arte, poesia); che, come scrive
Charles Darwin, “è una perdita di felicità, e può darsi che sia dannosa
all'intelligenza e più probabilmente al carattere morale, indebolendo la parte
emotiva del nostro temperamento”.
Scenografia e Restauro del PDA (Polo Didattico Accademico) di Noto 14-15-16 maggio 2010
• GEPAS EDITTRICE
• LIBRERIA EDITRICE URSO
• COPPOLA EDITORE
• IL POZZO DI GIACOBBE - DI GIROLAMO EDITORE
• LETTERA VENTIDUE EDIZIONI
Associazioni
partecipanti:
• Ass. Acquanuvena
• Ass. Namasté
Vini e
prodotti tipici:
• Az. Vinicola “Assennato Corrado”
di Pistritto Lucia
- Terre Sole Nero d'Avola I.G.T. Sicilia
- Eloro D.O.C. Nero d'Avola
- Terre Sole Bianco d'Inzolia I.G.T. Sicilia
- Moscato I.G.T. Sicilia
• “A putia ro turista” di Corrado Birrico
Prodotti tipici siciliani
• Az. Agr.
“Fagone”
Cipolla di Giarratana
Eventi:
• 14 maggio 2010
-- ore 19,00 - Libreria Editrice Urso: “Scrivere a Noto”- secondo Emanuela
Strano, Mia Vinci, Gioacchino Scorsonelli, Giuseppe Rosana, Lucia Sortino, Benito
Marziano, Giovanni Parentignoti, Salvatore Di Pietro e Fulvio Maiello.
- ore 20,00 - Ass. Acquanuvena: “Il Parco degli Iblei”
• 15 maggio 2010
- ore 19,30 LetteraVentidue Edizioni:
"Spazio
teatro, Luoghi recuperati per la scena"
di Vittorio Fiore
- ore 20,30 - Ass. Namasté: Performance teatrale e
musicale “Il
trionfo di Bacco e Arianna”
• 16 maggio 2010
- ore 17,30 - Salvatore Coppola Editore: “Lettres d’amour
à moi même”, di Ignazio Apolloni
- ore 21,00 - Gepas Editrice: “Body Writer: pulsioni di
sconfinamento”, di Vitaldo Conte
segue proiezione video
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La nostra Libreria Editrice Urso con la Gepas di Avola e altri quaranta editori hanno contribuito alla riuscita della Fiera del libro di Messina DAL 4 AL 6 NOVEMBRE 2005 Nella foto Liliana Calabrese Urso e Rosella Grande Parisi all'interno dello stand riservato alla Gepas e alla Libreria Editrice Urso. |
Indagini
Istat:
l'editoria italiana nel 2004 da
letteralmente.com 18/10/2005 I primi risultati provvisori delle indagini Istat sull'editoria italiana nel 2004 evidenziano una diminuzione del 2,3% degli operatori del settore editoriale, passati dai 3.310 editori registrati in Italia nel 2003 ai 3.235 nel 2004, e una produzione editoriale pari al 90,9% di quella rilevata nel 2003.I dati, basati sulle risposte fornite dal 72,1% degli editori censiti, rivelano che il 3,3% degli editori ha dichiarato di avere cessato l'attività libraria nel corso dell'anno, mentre il 19,9% del totale non ha pubblicato alcuna opera nello stesso periodo. Di contro si segnala una crescita della produzione libraria con un incremento del 9,5% di titoli pubblicati e del 10% della tiratura complessiva, con 49.333 opere pubblicate nel 2004 (45.034 nel 2003) e la stampa di 228 milioni e 743 mila copie librarie (207 milioni e 93 mila nel 2003). La tiratura media si attesta su circa 4.600 copie per opera. Rispetto al genere editoriale, si registra un decremento delle opere per ragazzi (-1,0 punti percentuali) e della rispettiva tiratura (-2,6 punti percentuali), e una crescita del settore scolastico, con un incremento pari rispettivamente a 0,3% e 1,5 punti percentuali. Di questi, la maggior parte sono opere di filologia e linguistica (635 titoli), mentre le maggiori tirature riguardano i libri di testo per le scuole primarie pari al 26,5% del totale. Quasi la totalità della produzione editoriale è realizzata ovviamente nelle regioni del Centro e Nord Italia, dove si trova ben l'89% degli editori, che pubblicano il 93,1% delle opere e il 97,0% delle copie stampate. Tra tutte le regioni la Lombardia pubblica il 43,3% di opere e stampa il 57,7% delle copie librarie prodotte a livello nazionale. Il Piemonte è infine la regione più produttiva per l'editoria scolastica con il 30,2% delle opere scolastiche e il 50,8% delle copie di libri stampati a livello nazionale. |
QUANTI
SONO I PICCOLI EDITORI? Secondo l'Associazione Italiana
Editori (AIE) la "piccola e media editoria" è stimabile
in Italia in 1759 case editrici: 986 editori pubblicano tra gli 11
e i 49 titoli l'anno, gli altri 773 - che il più delle volte
rientrano in una condizione di pre-imprenditorialità - hanno
invece una produzione che oscilla annualmente tra i 5 e i 10 titoli.
Escludendo questi ultimi, i piccoli editori che esprimono una certa
continuità produttiva, con una presenza in qualche modo consolidata
nei diversi canali di vendita sono quindi non più di un migliaio,
con una media di 13 titoli l'anno per casa editrice. |
Fiera del Libro e dell'Editoria
Locale - Presentazione delle Edizioni
GEPAS, Enrico Sesto |
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Verso
la costituzione La 2a Rassegna della Piccola Editoria Siciliana,
che si è svolta ad Avola dal 26 dicembre 1998 al 3 gennaio 1999, chiude
con un bilancio positivo, in termini di presenze
Riguardo a quest'ultimo aspetto, infatti, gli
editori partecipanti, in quella sede stessa, avevano messo in agenda, un primo
incontro operativo da effettuarsi a Catania il 24 gennaio 1999, presso la Libreria
Prampolini di Via Vittorio Emanuele; incontro che si è puntualmente svolto
e che ha regolarmente adempito all'impegno di far nascere l'anzidetta associazione
di editori siciliani. Gli editori che hanno dato l'adesione sono: la Gepas di
Avola, la Libreria Editrice Urso di Avola, la Boemi Prampolini di Catania, l'Editrice
La Cantinella di Catania, Motta di Catania, la C.U.E.C.M. di Catania, la Emarom
di Siracusa, Angelo Mazzotta di Castelvetrano (TP), Angelo Scandurra di Valverde,
Armando Siciliano di Messina, Prova d'Autore di Catania, la Multigraph di Messina,
Studio Focus di Siracusa, Sicula Editrice Netum di Noto, Maura Morrone di Siracusa,
Istina di Siracusa. Parisi nel suo intervento, ha detto in premessa, che là realtà editoriale siciliana è tuttora sconfortante. Il forte individualismo e l'aria di sufficienza che caratterizzano l'editore siciliano, lo rendono non solo poco capace a comprendere l'importanza del dialogo e della collaborazione fra editori, ma anche fortemente contraddittorio rispetto ai suoi stessi fini, perché questa sua azione "isolata" gli fa percepire attorno a sé un vuoto, di presenza, di programmazione, di spazi idonei, ecc., tale, da vanificare in larga parte il suo impegno, sia economico, sia culturale, e comunque tale, da non farlo divenire competitivo nel quadro editoriale a livello nazionale, come si può benissimo evincere dai dati ISTAT degli ultimi anni, a partire da quelli sulla produzione libraria nel 1995, pubblicati su "Informazioni - n. 19" di settembre 1996. E tuttavia, ha proseguito Parisi, proprio il prendere coscienza di una simile contraddizione può aprire importanti spiragli verso un concreto avvio di una nuova politica editoriale siciliana, che ampli le vedute e metta i suoi protagonisti al passo coi tempi. Ma non si può più perdere tempo, perché i nodi da sciogliere sono molti oltre che antichi, se si pensa che già il 2° Salone dell'Editoria Regionale Siciliana di Pozzallo, del lontano 1984, ne aveva individuati alcuni, macroscopici, tuttora irrisolti. Uno di essi è la necessità di passare da una produzione libraria di tipo "artigianale" a una, più moderna, di tipo industriale, capace di attingere cospicue risorse finanziarie per una politica a lungo periodo. E, per far questo, a parte il discorso sulla risaputa "povertà" che contraddistingue tutti gli editori siciliani (quelli minori e quelli maggiori, indifferentemente) occorre, imprescindibilmente, una capacità e una predisposizione a cooperare, a cominciare proprio dall'aggregazione associativa. Sapendo, tuttavia, che cooperare, non significa darsi soltanto regole e fini, ma attuare quel "principio di effettività" che impone a tutti i soci di farsi attivi per il raggiungimento degli scopi comuni. Questa sorta di "conversione" industriale ha, però, delle condizioni forti, che attengono alla qualità della scelta editoriale. Senza sottovalutare le regole di marketing, e soprattutto quelle pubblicitarie, occorre operare diversamente da come operano le grandi case editrici: non abbassando, cioè il prodotto libro al livello del generico prodotto-merce-consumo da ipermercato. Un secondo nodo, ha proseguito Parisi, riguarda il rapporto fra editoria, mass media e distribuzione. Non è più tollerabile l'atteggiamento di mass media (giornali, radio, TV) che fa pesare sul libro condizioni di marketing e pubblicitarie troppo esose che, come giustamente scriveva Mario Sipala nel Catalogo di Pozzallo del 1984, "somigliano ai meccanismi delle tangenti" Occorre dunque spingere con forza a che la stampa dedichi più spazio alla divulgazione del libro. Sul versante della distribuzione, poi, considerato, come si è detto, che il libro è un "prodotto" atipico, è necessario ritornare ad una valorizzazione delle librerie, intese come strutture, non solo specializzate in senso professionale, ma anche (e perché) culturalmente idonee ad un corretto inserimento del libro nel mercato. La loro valorizzazione passa attraverso la qualificazione dei librai (per esempio, con adeguati corsi di aggiornamento) ed una più razionale e capillare distribuzione delle librerie stesse in tutto il territorio regionale. Non va sottovalutato, inoltre, il potenziamento delle biblioteche, pubbliche e private, spingendo anche verso l'apertura di nuove biblioteche. I1 terzo nodo, ha concluso Parisi, riguarda il sostegno all'editoria da parte delle Istituzioni (Regione, Province, Comuni). Se, da un lato, l'editore deve impegnarsi nella produzione di libri di cultura di incontestabile valore, il sostegno all'editoria, dall'altro lato, non può essere né occasionale né del tutto discrezionale, come avviene oggi. Va spinta, pertanto, la Regione innanzitutto, a promulgare una legge di sostegno all'editoria, che disciplini in maniera organica la materia in tutti i suoi aspetti anzidetti. Ed in secondo luogo, bisogna impegnare i Comuni e le Province a dedicare maggiore attenzione ai problemi della Cultura e del libro in particolare. Cosa tutt'altro che difficile, se si guarda all'esperienza fatta in questa direzione dal Coordinamento delle Piccole Città, promosso dall'Assessore alla Cultura di Scordia, Salvo Basso, a cui questa neonata associazione si rapporta con attenzione e interesse. Angelo Boemi, della Boemi Prampolini, pur condividendo la relazione di Parisi, ha sottolineato l'aspetto più strettamente "sindacalistico" dell'Associazione, ponendo l'accento sull'impegno alla difesa degli editori come categoria ben definita di operatori culturali, pur nella consapevolezza del permanere di una certa "ambiguità" nella figura dell'editore siciliano. Francesco Urso, della Libreria Editrice Urso, ha precisato che questa Associazione è necessaria per uscire fuori dall'isolamento, per qualificare la professionalità e per responsabilizzare gli editori aderenti. Bisogna, pertanto, porre subito mano allo Statuto, definendo bene scopi e competenze. Successivamente, occorre affrontare i due problemi prioritari dell'editoria in Sicilia, quello della distribuzione e quello della cooperazione fra editori, attraverso, per esempio, la produzione di un catalogo degli editori associati, l'organizzazione di loro incontri attraverso riunioni-convegni, fissando, di volta in volta, i temi più scottanti della produzione e fruizione culturale, appoggiando queste iniziative librarie preventivamente. Subito dopo, ha preso la parola Armando Siciliano, dell'editrice omonima, il quale ha ribadito il concetto di editore come professione, l'importanza della cooperazione e la necessità di una legge regionale organica, dichiarandosi disponibile alla costruzione dell'Associazione. Aldo Palazzolo, di Studio Focus, ha invece mostrato delle forti perplessità, se non si operano a monte delle rigorose selezioni, escludendo quegli editori che non hanno né qualità né professionalità. Obiezione giusta, ha replicato Boemi; ma, la soluzione può essere solo quella di stabilire precise regole (una sorta di codice da seguire) che pongano in essere delle "griglie" in grado di filtrare le varie realtà editoriali in forma neutra ed automatica. La signorina Roccasalva, della Editrice Istina di Don Giuseppe Lombardo, si è ritenuta disponibile alla costituzione dell'Associazione, ponendo l'accento sulla compilazione di una scheda degli editori partecipanti e sull'importanza di rendere la Rassegna dell'editoria itinerante, ricercando le possibilità di farla circuitare in altri luoghi. D'accordo con Roccasalva, Carlo Morrone della Maura Morrone, ha sottolineato l'importanza della rassegna itinerante e della distribuzione, con i suoi grossi problemi economici, punti prioritari della costituenda associazione di editori. È seguito l'intervento di Salvo Basso, assessore alla Cultura del Comune di Scordia e responsabile del Coordinamento regionale delle Piccole Città, il quale ha informato i presenti dell'incontro di Roma del 23 gennaio 1999, al quale ha partecipato, che ha sancito la nascita a livello nazionale del Coordinamento libera informazione. In quella sede sono stati affrontati, tra l'altro, anche i temi più strettamente culturali, riguardanti il rafforzamento dei saperi locali (Federalismo culturale). I1 futuro, ha detto Basso, si gioca sulla rinascita dei "localismi", inseriti, però, in un contesto più ampio che preveda, come presenza istituzionale, un costante raccordo di varie realtà istituzionali. In questo contesto, vanno rivisti alcuni aspetti che attengono ad una maggiore modernità ed efficienza dell'informazione, come, ad esempio, Internet. Bisogna prendere atto, ha proseguito Basso, che il quotidiano non è più "attuale" e che la televisione ha un'informazione vistosamente manipolata. Da qui, l'importanza dell'associazione di editori in Sicilia che funzioni e sviluppi varie attività, come la Rassegna di Avola. Al riguardo, Basso, accogliendo le proposte precedenti, si è reso disponibile a far partire una "Carovana del libro", cominciando proprio da Scordia, in cui porre le basi per alcuni punti fermi, quali: la distinzione degli editori dai tipografi; il raccordo con le librerie come luoghi in cui il libro, oltre ad essere venduto, va presentato; il raccordo permanente con l'ambiente creativo (scrittori, artisti, intellettuali). Ha, infine, notificato l'adesione all'associazione di Angelo Scandurra, della Editrice Il Girasole di Valverde. Anche Rosario Baieli, della Multigraf, ha annunciato la sua adesione all'associazione, rimarcando, nel contempo, il ruolo dell'editoria che si occupa di grafica, settore particolare e in ascesa. Ha fatto presente, inoltre, l'importanza di agire eticamente, contro il malaffare, le scorrettezze professionali e la inefficienza di istituzioni pubbliche, come la Camera di Commercio di Messina, la quale pubblica un libro sulla raccolta provinciale degli usi e, anziché mettere gli usi messinesi, inserisce paradossalmente quelli di città del nord Italia, assecondando "interessi" dell'editore Magno. È seguito un breve intervento di Alessandro De Felice, curatore della collana storico-politica della Boemi Prampolini, nel quale lo storico ha sottolineato l'importanza della divulgazione, anche con incentivi, delle edizioni di editori locali, istituendo una sorta di calendario di sconti fra i vari editori aderenti. Su tale proposta, è intervenuto ancora Salvo Basso, citando, a mo' di esempio, l'iniziativa napoletana denominata "La montagna del libro", che ha riscosso un notevolissimo successo. Intervento conclusivo, quello di Biagio Iacono, della Sicilia Netum, in cui l'editore netino ha posto l'accento sul concetto di profit no profit della legge sull'associazionismo, rimarcando l'importanza di rimuoverne le ambiguità le quali spesso intralciano il lavoro dell'editore. L'Assemblea ha infine dato incarico a Orazio Parisi e Francesco Urso di redarre in bozza lo Statuto dell'Associazione, provvedendo nel contempo al collegamento fra editori. Nota
conclusiva Noi siamo i nostri cammini e non solo i nostri luoghi di Francesco Urso Sappiamo che l'editoria attraversa in realtà una fase ancora molto incerta e confusa. Le case editrici dopo due-tre anni finanziariamente molto pesanti stanno faticosamente uscendo dal guado - più nel senso, tuttavia, di aver dimezzato le perdite che non nel senso di aver recuperato una significativa redditività- (Giuliano Vigini, Rapporto 1996 sullo stato dell'editoria). Abbiamo anche detto che affrontare la grave crisi del libro in Sicilia partendo da pure operazioni di marketing, significa non saper leggere tra le righe inequivocabili dei dati lstat relativi alla produzione libraria nel 1995. Su oltre tremila editori in Italia che complessivamente producono oltre cinquantamila titoli l'anno siamo riusciti a censire oltre centosettanta editori siciliani che sostanzialmente hanno prodotto nel 1995: 37 libri scolastici 1 libro per ragazzi 599 libri di altro genere Questi dati sono sicuramente sconfortanti, se si pensa poi al basso consumo e alla disattenzione delle istituzioni pubbliche e dei privati verso l'editoria siciliana in genere. È allora ancora praticabile il marketing senza progetto? Può un editore rinunciare a mettere tutto quanto in discussione e a riformulare i termini una presenza nel territorio? Queste per noi sono chiaramente domande retoriche, ed ecco spiegato il perché, dal sud del sud, abbiamo voluto lanciar dei segnali forti. Sono chiaramente finiti i tempi delle vecchie logiche mercantili e non può più interessare quanto si paghi a metri quadrati (o lineari) a Medilibro Palermo o a Il libro di Messina. Vogliamo riconoscerci in eventi di più vasta portata culturale (che crediamo di saper sviluppare), e nel cammino che intendiamo condividere. Noi siamo i nostri cammini e non solo i nostri luoghi! Abbiamo per questo motivo iniziato un discorso nuovo verso alcune direzioni finora inesplorate. Le problematiche della piccola editoria siciliana sono state fino affrontate solo in alcune tesi di laurea, ed è invece nostro interesse contribuire ad un loro approfondimento. Il grande ruolo della libreria-editrice (per l'immediatezza del contatto tra produttore-autore e consumatore-lettore), il contributo insostituibile dell'associazionismo culturale allo sviluppo delle idee, poesia e scuola (e altre tematiche affrontate alla nostra Rassegna) hanno fatto capire, anche a chi ha seguito i nostri numerosi comunicati, che non ci interessava solo l'aspetto commerciale della manifestazione. Abbiamo offerto gratuitamente agli editori e agli autori tutti gli spazi, abbiamo comunicato con gli addetti ai lavori in diverse occasioni e, non è poco, abbiamo diffuso fiducia e correttezza nel territorio. Contiamo nel futuro di coinvolgere di più autori, editori, lettori, tipografi, distributori e biblioteche con lo stesso spirito di oggi. D'altra parte ci sembra necessaria una verifica, che consenta di riconoscere chi è realmente interessato alla realizzazione di un progetto culturale fuori degli schemi e chi invece, partecipa a tali manifestazioni solo per sfruttare una bancarella in più. (Sicilia Libertaria, Febbraio 1997). Se da una parte ci rendiamo conto di lavorare verso frontiere dell'ignoto, ci sembra d'altra parte che non siamo più all'anno zero. Sapevamo di distributori, librai e lettori che non conoscevano editori. In questa circostanza abbiamo anche visto editori che non conoscevano altri editori siciliani (che poi sono anche tanti: 59 a Palermo, 39 a Catania, 22 a Siracusa, ecc.). Insomma conoscersi è diventato importante e anche possibile. Al Foyer del Teatro comunale di Avola, in nove giorni, circa tremila persone hanno apprezzato i libri di quaranta editori: alcuni di raffinata cultura (Il Girasole, L'Epos, Boemi-Prampolini), di sorprendente specificità (Neopoiesis per la musica, Nova Ipsa per le pratiche mediche e filosofiche alternative, Edizioni Della Battaglia per l'impegno socio-politico), di ottima saggistica storica (Cuecm, Cavallotto, Sicilia Punto L, La Fiaccola, Emarom), di valida letteratura (Prova D'autore, Il Lunario), di splendida fotografia geografica, storica e d'autore (Studio Focus, L'Ulivo saraceno, Mediterraneum, Maimone, Sellerio), di letteratura religiosa (Istina, Teotokos), ecc.. Mancava nel contesto la logica del bestseller o del tascabile (e questo oltre che un limite potrebbe essere forse interpretato come un bene, perché i praticare questa strada ha portato gli editori del nord al "carosello dei fuochi d'artificio" che con elettroshock permanenti ha ridotto il potenziale lettore all'indecisione e alla confusione). Mancano del tutto i "nostri classici", da Pitré a Mongitore, da Fazello ad Amari, da Meli a Piccolo, da Amico a Giarrizzo ecc. La presenza di alcuni "Libri-Bambola" (come li definisce Carlo Ruta) fa capire che non è finita ancor la speranza, in alcuni, di un ritorno all'intreccio con l'ente pubblico.. Nell'assenza di una legge di tutela è urgente correre ai ripari in difesa della cultura siciliana. E la non sufficiente presenza di volumi di poesia e narrativa è sintomo di poca consistenza di quell'editoria -come dice Mario Grasso- che rischi qualche milione (povera gente, nauseante per gli scrittoroni siciliani di Milano pubblicando senza pretendere o chiedere alcun contributo... E possibile una nuova formula che dobbiamo tutti quanti inventare a favore dello scrittore esordiente (antologie, coedizioni ). Infine, come dice ancora Mario Grasso, abbiamo
voluto realizzare una sassaiola esemplare nello stagno della Sicilia degli
editori... Francesco Urso Avola, 12/02/1997
1) CUECM di Catania I PRIMI DECI LIBRI più
venduti alla Rassegna
L'autunno dell'editoria siciliana di Carlo Ruta Un discorso che voglia dirsi obiettivo e non retorico sull'editoria siciliana odierna non può esulare dal dato complessivo. Quello cioè del degrado civile di quest'isola: teatro di delitti continuati, di gattopardi irredenti e di mafie. Né può, un ragionare che voglia dirsi credibile esulare dalle responsabilità e le colpe che alla cultura di fatto appartengono. Dalle colpe, in particolare, di quegli intellettuali -e sono certamente i più- che non adempiono fino in fondo il loro dovere di critica verso i poteri e che non reclamano una presenza forte e autonoma nella società civile. Senza infingimenti, occorre prendere atto che sono due le opzioni più praticate nell'isola. C'è chi si adatta a recitare il ruolo di guitto o di questuante, alla corte di Tizio o di Caio, ricambiato per i servizi resi con compensi e gratificazioni di vario genere, per lo più residuali: C'è poi chi - per indolenza congenita o acquisita - si chiama fuori tout court. Una posizione altrettanto comoda, a ben vedere, perfettamente inserita in certe logiche, e acconcia a perpetuare i bubboni mortiferi di questa terra. Certo, c'è pure una terza opzione. A opera di chi pensa di fare gioco a sé, con le migliori motivazioni civili. Ma si tratta d'una realtà minoritaria, che riesce magari a lanciare le sue sfide e i suoi messaggi "in bottiglia" - e il mare può chiamarsi pure Italia o Europa -, che tuttavia non può andare al di là di questo, e che non riesce, in definitiva, a fare testo. Ecco allora consumarsi la tragicommedia di certa cultura siciliana, largamente maggioritaria. Che per sopravvivere deve paradossalmente negarsi. Che anziché comunicare - nell'accezione più congrua - deve abituarsi al simulare e al tacere. Che anziché porsi come ispiratrice delle politiche, finisce per esserne la serva più fedele e nel contempo la più maltrattata. E al capolinea di un simile teatro del grottesco chi troviamo? Manco a dirlo, l'editoria regionale, sempre più pervasa da erosioni intime, largamente rinunciataria, indolente per definizione, indisponibile ai cambiamenti di sostanza. Il prodotto è poi quello che è: scontato, intriso di provincialismo, vocato alla giaculatoria e al celebrativo. Quanto basta, in definitiva, per rovinare una tradizione - che pure ha fatto la storia nobile della Sicilia - e per impedire comunque che le culture e l'intelligenza in quest'isola escano dalla condizione di minorità in cui versano da vari decenni. Niente di tutto questo, ovviamente, è fortuito. Tutto è funzionale, infatti, ad una precisa strategia di patteggiamento del silenzio, ad opera dei poteri che in Sicilia più contano: in testa le due maggiori banche siciliane (finanziatrici di una cospicua quantità di opere "di pregio"), che sempre più ritroviamo oggi nelle cronache italiane per i loro supposti nessi con i corleonesi di Riina, la banda della Magliana e altre mafie. Uno sconcio, insomma, che alla lunga non paga. Come dimostrano peraltro talune cose d'oggi, e in particolare la crisi che attanaglia gli editori siciliani che hanno perduto negli ultimi anni le tradizionali prebende. Nulla di cui gioire, beninteso. Meglio un editore che cambia rotta, piuttosto che un editore che chiude i battenti. Sarebbe tempo allora che l'editoria siciliana rivedesse le proprie cose e riprendesse le misure. Distanziandosi anzitutto dai comitati che hanno retto l'isola nei decenni scorsi, facendo del prepotere una "scienza esatta", tanto da riuscire ad irradiarne il concetto in tutto il pianeta. Certo, non è facile che questo accada in Sicilia. Nella terra del paradosso per definizione. Ove da un lato vengono finanziati i libri strenna su Noto, mentre dall'altro si fa sì che i monumenti della città barocca rovinino al suolo. Credo tuttavia che occorra far presto. Prima che all'autunno attuale segua un irreversibile gelo. E ora che si riannodino, insomma, i fili di una certa tradizione, oggi pressoché conclusa. Quella di Salvatore Sciascia di Caltanissetta, per intenderci, che negli anni 50/60 seppe edificare un catalogo che entrò a pieno titolo nella grande letteratura italiana, pubblicando e lanciando giovani autori come Pier Paolo Pasolini, Roberto Roversi, Leonardo Sciascia, Alessio Di Giovanni, Bruno Caruso, Mariella Bettarini, Franco Fortini, Vanni Ronsisvalle, Gianni Toti, Renzo Paris, oltre che i premi Nobel Vicente Alexandre e lo iugoslavo Ivo Andric, parecchi anni prima che ricevessero l'ambito riconoscimento mondiale. Tutto questo mentre scoccava nell'isola l'ultimo atto del banditismo e salivano in scena i Liggio, i Gioia, i Volpe, i Lima, i Bernardo Mattarella e, dulcis in fundo, il cardinale Ernesto Ruffini: il quale soleva ripetere che Il Gattopardo di Lampedusa era una delle cause che maggiormente avevano contribuito a disonorare la Sicilia. Se vogliamo andare un po' indietro, pensiamo infine a Niccolò Giannotta di Catania, che nella seconda metà dell'Ottocento giunse a competere alla pari con i Treves di Milano, i Zanichelli di Bologna e i Le Monnier di Firenze. Forte di uno stabilimento tipografico di oltre cento operai, all'avanguardia per tecnologie, e d'una batteria di scrittori in cui figuravano fra gli altri -sovente con più opereGiovanni Verga, Luigi Capuana, Edmondo De Amicis, Luigi Pirandello, Giorgio Arcoleo, Matilde Serao, Federico De Roberto, Ferdinando Martini' Giuseppe Pitré, Paolo Mantegazza, Mario Rapisardi, Virgilio Brocci. Alcuni dei quali al battesimo letterario. Un risultato che per decenni rimase nell'isola unico e insuperato. Sicuramente fino ai primi del Novecento, quando s'imposero i Sandron a Palermo e D'Anna a Messina. In un quadro nazionale e tecnologico assai mutato. La tradizione non manca, dunque. È il presente che delude. Carlo Ruta, in Sinai, Editoria & Arte, Benevento 6-15 settembre 1996, pagg. 15, 16, 17 |
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