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LA VIA DELLA PLATA
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I libri in lingua italiana per il Cammino di Santiago
LIBRO ITALIANO
DEI PELLEGRINI DI SANTIAGO DE COMPOSTELA
Le tappe del Cammino francese

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DEDICATA AL PELLEGRINO
© Francesco Urso

LIBRI SUI CAMMINI EUROPEI DEL PELLEGRINO
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CAMINO DE SANTIAGO

LA VIA DE LA PLATA

(per il Cammino Mozarabico Sanabrese)

 

Via fatta da Mario Borroni

IMPARARE IL CAMMINO PROFONDO

 Camminare per essere in presenza mentale.
  Camminare per avere fiducia in noi e negli altri
 Camminare per guardarsi dentro
  Camminare per sentire il proprio respiro.
 Camminare per vedere con l'occhio interiore.
  per rilassarsi, superare ansie e preoccupazioni.
 Camminare nel labirinto della vita.
  Camminare per essere in pace con se stessi, camminare spinti dal sincero proposito di essere felici.

Il camminare è una delle poche attività che, per quanto impegnativa, consente di svolgerne contemporaneamente altre, a volte altrettanto impegnative.
Perché camminare concilia, il pensare, il sognare, il conoscere persone.
Si cammina per stare in silenzio e per gustarsi la compagnia, perché si è curiosi del mondo e perché ci si vuole ritrovare in se stessi.
Nelle camminate che richiedono più giorni lo stare fuori casa non è più una transizione, ma l'elemento della stabilità.
C'è un'inversione, si va da un albergo dei pellegrini ad un altro.
Ed è il dentro a trasformarsi, infinitamente variabile.
Non si dorme due volte nello stesso letto, ogni sera ci accolgono ospiti diversi. Sorpresa rinnovata dagli scenari, dagli ambienti, varietà dei muri, delle pietre.
Ci si ferma, il corpo è stanco, bisogna trovare riparo.
Bisogna anche parlare della strana impressione che fanno i primi passi, quelli del mattino.
Si è consultata la carta, deciso l'itinerario del giorno, ci si è congedati, si e bilanciato lo zaino, individuato il sentiero, ci si è assicurati la direzione.
Ci si ferma, si controlla, si gira a vuoto e poi il sentiero si apre, lo si imbocca, si prende il ritmo.
Si alza la testa ed eccoci partiti, ma partiti per camminare per stare fuori.
Fuori è il nostro elemento, la sensazione precisa di abitarlo.

Si lascia un albergo per un altro ma la continuità, ciò che dura e persiste, sono i rilievi che mi circondano, quel susseguirsi di colline sempre presenti.
Tutto quello che si attraversa, i passaggi obbligati, ciò che si lascia alle spalle sono le stanze di una notte, la sala da pranzo di una sera, i loro abitanti, i loro fantasmi ma non il paesaggio.
Si abita il paesaggio, se ne prende lentamente possesso,se fa la propria sede.
E può nascere quella strana impressione del mattino, quando si sono lasciati alle spalle i muri dell'albergo e ci si ritrova con la faccia al freddo e al vento, in mezzo al mondo: questa è davvero la propria casa, per tutto il giorno, è qui che si rimarrà camminando.
In certi periodi può accadere, per ragioni diverse, di sedersi e lasciarsi andare, è una forte tentazione, non desiderare più nulla, ma bisogna trovare dentro noi stessi la forza di cambiare, non sentirsi soli in mezzo agli altri, non perdere la capacità di amare e nello stesso tempo sentire un disperato bisogno di affetto.
Con il tempo certi condizionamenti possono diventare ossessioni e paventare un futuro pieno di paure e incertezze.
Per salvarci da questo stato dobbiamo crearci un sogno che ci permetta di far rinascere l'entusiasmo, acquisire nuovo vigore, ritrovare serenità.
Sappiamo che si può essere felici: le cose finiscono ma ne arrivano altre, sempre nuove, più o meno belle, ma da vivere sempre.
C'è una strada lunga nel mio cuore.
Una di quelle con il fondo bianco bianco che scorrono tra due ali verdi di campi macchiati di rosso.
Una che si perde all'orizzonte, là dove l'azzurro del cielo va a baciare la terra, una strada pregna di assordante Silenzio, abitata dalla Solitudine, inondata dal Sole.
Sarà il cammino delle tre S… Silenzio..., Solitudine..., Sole.

E allora PLATA sia …

Perché la Plata e non altri cammini?

È stata una scelta voluta dopo aver letto diversi libri sui cammini, percorsi da molti altri pellegrini, ognuno con le sue esperienze e le sue motivazioni, ho deciso per questo di farlo da solo, anche se forse è il più lungo e il più difficile, per trovare in me stesso la forza, l'entusiasmo, la voglia di vivere i prossimi anni alla ricerca di nuovi incentivi e di non sedermi mai sui bei ricordi del passato.
Ho fatto questo cammino per me stesso, ma anche in ricordo di Maristella, per le persone a me care, per parenti o amici che non potranno più farlo, e per quelli che non possono capirlo.
Ma soprattutto per i miei due carissimi nipotini Liliana e Nicolò a cui dedico queste mie brevi note e a cui offro la possibilità di leggerle, non ora, ma magari più in là, di capire, di raccogliere qualche buon consiglio per un loro futuro radioso, come radiosa è stata la mia esperienza.
Nella vita faranno le loro scelte, di studio o di lavoro, ma dovranno sempre aprirsi al mondo, alla conoscenza delle persone, allo scambio interculturale, per imparare altre lingue in modo da avere un rapporto diretto con le persone di altri paesi, quello che è mancato al loro nonno.
Io sono un po’ testardo e cerco sempre di fare quello che ho in testa, voglio imparare e vivere ogni momento intensamente, attraversare la mia vita consapevolmente e forse in futuro potrei spiegarmi tante cose, cose imparate anche attraverso il dolore e la solitudine, che mi ha anche insegnato la necessità di condividere il proprio amore con tutta la creazione e con il cosmo intero.
La vita ti offre sempre una possibilità.

ULTREYA E BUEN CAMINO!!!

regioni della Spagna attraversate:
Andalusia, da Sevilla a el Real de la Jara
Extremadura, da Monesterio a Banos de Montemayor
Catilla y Leon, da Calzada de Bejar all'Alto de A Canda
Galicia, da Villavella a Santiago de Compostela

Il cammino è costantemente segnalato da frecce gialle (flechas) e da ceramiche o altri elementi con la conchiglia (concha), cubi in granito, miliari, cippi o altro.
Il cammino per sentieri originari è stato alquanto modificato nel tempo per causa di forza maggiore.
Per esempio quando si attraversano grandi opere civili come ponti, autostrade, ave per le nuove linee dei treni, quando una strada moderna si trova a coincidere con il cammino.
Altre volte si attraversano zone in cui il sentiero quasi scompare o risulta pressoché irriconoscibile.

Si potrebbe considerare la via della Plata come un grande percorso di trekking, con ogni tipo di sentiero da affrontare oltre che con i piedi anche con la testa per superare i momenti di difficoltà e di solitudine, che sono parte integrante (anche in senso psicologico ed emotivo) del cammino da compiere.

da Fréderic Gros, Andare a piedi, filosofia del camminare -

Solitudini

Ora, per essere davvero piacevole, il cammino a piedi dev'essere fatto da soli.
Se lo si fa in gruppo o in due da soltanto, al cammino resta solamente il nome, diventa qualcos'altro che ricorda più un picnic.
Il cammino a piedi va fatto da soli, perché la libertà è un requisito essenziale: si deve essere infatti sempre liberi di fermarsi o di continuare, e di seguire questo o quel tragitto secondo il capriccio del momento e poi perché si deve procedere con il proprio passo.
Bisogna davvero camminare da soli?  Infatti, camminando, è necessario trovare il proprio ritmo fondamentale e mantenerlo.
Il ritmo fondamentale è il proprio ritmo, quello che non stanca e permette di camminare per oltre dieci ore senza sfinirsi, di conseguenza, se occorre adeguarsi al passo di un altro, accelerando o rallentando, il corpo risponde meno.
In ogni modo la solitudine assoluta, non esiste.
Fino a tre o quattro persone si può ancora camminare senza parlarsi, ciascuno prende la propria andatura.
Oltre a quattro si ha una colonia, gridi e fischi, si va da uno all'altro, si aspetta, si formano gruppi che di li a poco diventano clan.
Addio semplicità e austerità e si cominciano a fare confronti, mentre per camminare bisogna essere soli, impossibile condividere la solitudine.
E molte altre solitudini ad ognuno la sua.

Silenzi


Poiché esistono tante solitudini, esistono tanti silenzi.
Si cammina sempre in silenzio.
Certo da principio, non appena lasciamo le vie, le strade, gli spazi pubblici, il calpestio di migliaia di passi, la confusione delle urla, delle voci, dei mormorii, il rumore stridulo dei motori, c'è l'evidenza ritrovata del silenzio, in primo luogo come trasparenza.
Tutto è calmo, attento e tutto riposa.
Si è chiuso il cicaleccio del mondo, con le voci di corridoio, le chiacchiere.
Si accoglie il silenzio come un gran vento fresco che scaccia le nuvole.
C'è il silenzio dei boschi, i gruppi di alberi formano intorno a noi pareti mobili.
Si cammina su sentieri tracciati, strette strisce di terra che serpeggiano.
Di lì a poco si perde l'orientamento, il silenzio allora è fremente, inquieto.
C'è il silenzio delle dure marce dei pomeriggi estivi, su sentieri sassosi, allo scoperto sotto un sole implacabile.
Silenzio smagliante, minerale, opprimente, si sente soltanto il lieve scricchiolare dei sassi. c'è il silenzio delle albe, dove bisogna partire prestissimo, quando la tappa è lunga.
E molti altri silenzi, a ognuno il suo.

TAPPE


30-4 Siviglia – Guillena                             km 22
 1-5 Castilblanco De Los Arroyos             km 20
 2-5 Almaden De La Plata                          km 31   
 3-5 Monesterio                                          km 31  
 4-5 Calzadillo De Los Barros                   km 27   
 5-5 Villafranca De Los Barros                 km 42
 6-5 Torremejia                                         km 28
 7-5 Merida                                               km 16
 8-5 Alcuescar                                            km 39
 9-5 Caceres                                               km 37
10-5 Embalse De Alcantara                     km 38
11-5 Galisteo                                            km 48
12-5 Oliva De Pklasencia                        km 27
13-5 Riposo a Placencia E Visdita
14-5 Aldeanueva Del Camino                km 20
15-5 Fuenterroble De Salvatierra           km 43
16-5 San Pedro De Rozados                  km 29
17-5 Salamanca                                     km 23
18-5 Riposo a Salamanca
19-5 El cubo de Tierra del vino              km 40
20-5 Zamora                                          km 34
21-5 Granja de Moreruela                     km 42
22-5 Tabara                                          km 22
23-5 Camarzana de tera                       km 30
24-5 Mounbay                                     km 34
     Trasferimento in taxi a Puebla De Sanabria      km 27
25 -5 Vilavella                           km 40
26-5 Campobecerros                          km 34
27-5 Villar De Barrio                         km 35
28-5 Trasferimento in bus a orense   km 36
29-5 Riposo a Orense
30-5 Cea                                            km 21
31-5 Lalin - Laxe                              km 36
 1-6 Outiero                                       km 33
 2-6 Santiago De Compostela           km 19
 3-6 Santiago
4-6 Bus a Finisterre e salita al faro   km  5
 5-6 Santiago, e ritorno a Milano
Totale km percorsi indicativamente km 954; km 63 con mezzi.
Visita alle principali città, e ai paesini attraversati, circa altri km 150

Lunedì 29 aprile 2013

Ci siamo. L'avvicinamento alla partenza è stato, come al solito, intenso.
Si sono aggiunti i dubbi classici di chi affronta per la prima volta un percorso, nel quale si favoleggia molto calore,solitudine, lunghezza delle tappe, ospitalità forse precaria e altri problemi che dovremo affrontare lungo il cammino, problemi fisici quale vesciche o ampollas, tendiniti o forse anche intestinali.
Chiuso lo zaino, domenica pomeriggio, da Como sotto un forte violento e improvviso temporale dopo la visita alla mostra dei trenini in miniatura al Broletto, con Daniela, Fabio, Nicolò e Liliana, mezzi bagnati vado a casa loro a Milano per essere pronti al mattino.
Mi accompagneranno in aeroporto, ad Orio al Serio con volo previsto per Siviglia alle ore 10.
Con la speranza che deve sempre accompagnare l'incedere verso la meta, speranza in un cambiamento interiore che si rifletta nella vita quotidiana, speranza che le cose cambino e speranza di farcela fisicamente
Aereo della Ryan Air pieno all'inverosimile, con molti ragazzi che vanno a vedere il gran premio di motociclismo a Yerez de la Frontera.
Seduto di fronte a me vedo un signore che parla in tedesco con altri.
Guardandolo vedo che ha ai piedi scarponi da trekking e in mano la credenziale del cammino di Santiago.
Mi presento e faccio la conoscenza con Leo, di Vipiteno, con cui inizio un conoscenza che si protrarrà saltuariamente fino a Santiago.
Scesi in aeroporto, dopo il ritiro dello zaino, andiamo in centro per cercare il primo albergo prenotato e trovando posto anche per lui, che era senza prenotazione.
Il primo impatto con Siviglia è positivo.
Una città pulita e a misura d'uomo per quello che possiamo giudicare.
Anche altri passeggeri del bus chiedono informazioni sul ns. cammino a noi, due pellegrini riconoscibilissimi.
Lasciati gli zaini nell'albergo di Triana, riattraversiamo il ponte sul canale ed entriamo nella parte vecchia della città con una leggera pioggerellina, l'intenzione è di vedere la cattedrale, monumento veramente unico in tutti i sensi.
Siamo quasi in orario di chiusura ma riusciamo a vederla bene sia internamente che nei cortili esterni con la torre della Giralda.
Due passi per le vie intorno alla cattedrale, soliti gruppi di turisti, negozietti di souvenir che non fanno per noi. Il conducente di una carrozzella ci indica la prima concha a terra a lato della cattedrale, e la prima freccia che segnalano l'inizio del cammino della via della Plata.

Ritorniamo in albergo per sistemare gli zaini e i letti, poi due passi nel rione di Triana, con visita a due chiese che alle 20 erano piene di gente, non solo di vecchietti ma anche tanti giovani in attesa della messa. Sembrano essere molto religiosi partecipando attivamente alla funzione.
Poi cena in un bar lungo la via principale: niente di speciale.
Prima notte in un albergo da pellegrini, con letti a castello per 6 persone,  di cui alcuni di loro li ritroveremo lungo il cammino.

Martedì 30 aprile 1ª tappa da Sevilla a Guillena

Tappa breve e non interessante, pressoché pianeggiante.
Si esce da Siviglia dopo aver attraversato il Guadalquivir.
Si attraversa una zona industriale dove si nota la grande crisi che ha colpito la Spagna con industrie e capannoni vuoti o in vendita, pochi autocarri in giro, edilizia e cantieri fermi, una vera desolazione.

Si cammina su strade asfaltate fino a Santinponce, con molte rotonde e poche frecce. Alla fine si raggiunge Italica, patria degli imperatori romani Traiano e Adriano.
Si arriva al teatro romano ma lo si fotografa solo dall'esterno perché tutto chiuso da inferriate perimetrali in rete.
Lo si vede ben conservato anche per l'aiuto e per mezzo dei contributi europei.
Come per tutte le future tappe, si parte molto presto con tutti i locali ancora chiusi, quindi a Santinponce mi fermo con Leo ad un bar per una leggera colazione: caffè con leche, un dolce, pane tostato con olio.
Subito dopo Santinponce inizia il primo tratto caratteristico della via: 12 km di sterrati attraverso campi, su lenti dossi in rettilineo e senza mai vederne la fine. Un grosso e alto silos per frumento o granoturco si staglia all'orizzonte.
Sembra di prenderlo ma è sempre un po' più in là.
Prima di arrivarci dobbiamo guadare un torrente, ma troviamo un passaggio su dei tronchi e su dei rami che ci aiutano a superarlo.
Un ultimo tratto di sentiero dove alcune persone stanno raccogliendo sui bordi della strada fiori di camomilla o d'altro, penso per farne tisane.
Eccoci al primo bivio. La guida dice di andare a destra, ma un signore ci consiglia di svoltare a sx, seguire la carretera e arrivare così in paese prima e meglio.  Quello di dx, lungo una stradina che attraversa un torrente con acque profonde e putride, come mi confermerà l'altro pellegrino italiano, Mario il livornese, sopraggiunto poi in albergo.
All'ingresso del paese, comincia la ricerca dell'albergo.
Ma una signora in strada che ci vede arrivare, ci invita al suo albergo (La Luz). Contratto il prezzo per la notte per in12 euro, che comprende letto, colazione e lavaggio dei vestiti sporchi.
Siamo in tre Italiani con un Americano di oltre 100 kg con un grosso zaino pesante.
Inizia la discussione fra noi sugli zaini, sul peso e sulle caratteristiche che devono avere.
Quello di Leo grande pesa 13 kg, il mio è di circa 10 kg più lo zainetto che porterò sempre sul davanti, mentre quello di Mario, il livornese, maresciallo in pensione dei paracadutisti pesa al massimo 5 kg.
Sostiene che sia il peso giusto per fare il cammino con il minimo necessario per avere tutto quello che serve.
Forse ha ragione ma ognuno rimane della sua idea.
Dopo la doccia si esce per la spesa quotidiana e la frutta per il giorno dopo.
Due passi in paese in attesa della cena e poi abituarsi alle abitudini spagnole che
sarà dopo le 20,30.
Iniziano da questa sera per cena le zuppe che cambieranno poi a secondo dei paesi, un secondo con pesce o carne, vino tinto e dolce.
Torno in albergo mentre Leo si ferma a vedere Real Madrid contro il Bayern di Monaco

Mercoledì 1 maggio 2ª tappa da Guillena a Castilblanco de Los Arroyos

La tappa è molto tranquilla tranne all'inizio per l'attraversamento della zona industriale di Guillena, anch'essa in crisi.
Si svolge su tracciato con saliscendi ma in continua salita.
Durante la tappa si percorreranno alcuni kilometri di strada asfaltata e poi ci allontana dalla civiltà, attraverso enormi oliveti e poi pascoli con querce non incontrando ne' paesi ne fontane per l'acqua.

Notte tranquilla. Dopo esserci preparata e fatta colazione con gli altri pellegrini, ritirata la biancheria asciutta e salutata la signora Pilar, dal nome della Vergine del
Pilar.
La ricorderò come la luce del cammino.
Mi metto in cammino proponendomi di tenere un'andatura non superiore ai 4 km all'ora, diversamente da ieri, arrivato davvero stanco avendo camminato troppo in fretta, ad oltre 6 km orari e pensando alle prossime tappe lunghe, bisogna risparmiarsi.
Pochi pellegrini sul cammino, molte mucche e tori al pascolo dietro recinzioni di filo spinato, senza macchine, immersi nel silenzio, con campi pieni di fiori arcobaleno, cancelli numerosi lungo la via della Plata che devono essere aperti e accuratamente richiusi e che segnano il confine tra i pascoli e le varie finca.
Si arriva all'albergo municipale ancora chiuso.
Si aspetta seduti all'esterno e finalmente arriva l'ospitalero che ci accoglie, ci registra e ci indica le camere.
In poco tempo l'albergo si riempie di oltre 30 pellegrini sistemati in due stanzoni con letti a castello.
Siamo fra i primi, subito doccia e lavaggio vestiti, pranzo con frutta e poi riposo in branda.
Due passi in paese fino alla chiesa, che come scopriremo spesso, nelle prossime tappe, la troviamo chiusa.
Si rientra in albergo e sul terrazzo ci si mette a chiacchierare con Mario e Leo, nel frattempo arrivano anche due ragazze di Genova, Paola e Daniela, direttamente da Siviglia avendo fatto una tappa doppia.
L'albergo è già pieno e non trovano posto, rimediano due materassi che metteranno all'ingresso dove dormiranno.
Nel frattempo però possono lavarsi, cucinare qualcosa e sistemarsi i piedi già con problemi di vesciche.
Per cena andiamo noi tre al ristorante del pellegrino, lì vicino: zuppa e calamari fritti con del vino tinto.
Si rientra in albergo.
A letto, in un russare generale molto intenso.

Giovedì 2 maggio 3ª tappa da Castilblanco de los Arroyos a Almaden de la Plata

La prima metà della tappa si svolge su asfalto, in una strada senza una pista o un marciapiede per pedoni.
Non c'è molto traffico ma le macchine vanno veloci, il percorso è un continuo con dolci saliscendi.
La seconda parte si svolge nel parco del Berrocal per 17 Km attraverso boschi di sughero e nel finale abbiamo da fare la salita al Cerro del Calvario: un crinale di montagna di appena 300 m di salita ma estremamente ripido.
Dopo 28 km è una grossa fatica.
Bisogna riposarsi quasi a ogni passo: dura è anche la discesa, però un bellissimo panorama dal calvario, sulle valli circostanti, ripaga dalle fatiche.

La prima sorpresa la troviamo dopo la sveglia appena scesi dalle camerate: il cancello per uscire dall'albergo è chiuso con vari lucchetti, bisogna aspettare che arrivi o che si svegli l'ospitalero per aprirci.
Tutti molti arrabbiati per la partenza rinviata.
Un'altra sorpresa è che è stato rubato uno zaino ad un pellegrino spagnolo,non si sa come e quando può essere successo.
Disperato deve fermarsi per la denuncia, per trovarne e acquistarne un'altro con il relativo contenuto perché vuole proseguire il suo cammino.
A metà strada alla casa della forestale mi fermo per mangiare qualcosa.
Un piccolo riposo per poi riprendere e attraversare alcuni ruscelli con acqua limpida e fresca.
Molti fiori di cisto bianchi con corolle grandi ai lati del sentiero: recenti rimboschimenti coprono le alture circostanti.
Dopo l'Alto Calvario, si arriva infine ad Almaden de la Plata.
Pochi cartelli e frecce indicano la posizione dell'albergo, che si trova in fondo al paese dalla parte opposta da cui stiamo arrivando.
Molti pellegrini arrivati prima hanno già occupato tutti i letti inferiori.
Sono uno degli ultimi e mi devo arrangiare.
Dopo la solita doccia e il lavaggio della biancheria, registrazione da parte dell'ospitalero, verifica delle vesciche e aiutato da Mario, ne cucio una: speriamo bene.
Poi con Mario e Leo vado in paese.
Non c'è nulla, una birra al bar e si prenota per la cena.
Con zuppa e cotoletta di pollo, molto vino, si ritorna in albergo con Leo già a letto, e lì nasce una discussione stupida fra Mario e Leo, che finirà in un litigio verbale fra loro da non più riappacificarsi per il resto del cammino, nonostante un mio intervento di mediazione.

Venerdì 3 maggio 4ª tappa da Alamden de la Plata a Monasterio

Tappa lunga che attraversa la riserva di caccia Arroyos Mateos, ma il suo proprietario in passato ne ha più volte chiuso l'accesso.
Dopo il paese di Real de la Plata il cammino prosegue per una bella calzada che, poco dopo, scende ad un ruscello, confine con l'Extremadura.
Da qui e per tutta questa regione il cammino è segnalato con cubi di pietra.
Fino all'Ermita di San Isidro il cammino è piacevole e vario in una bella campagna monopolizzata, come spesso accade, dalle querce.
Subito dopo l'Ermita il cammino attraversa l'autovia de la Plata e segue per un tratto la vecchia carretera con continui ma leggeri saliscendi.
La strada inizia poi a salire e l'ultimo tratto, pure se breve, è faticoso.

La tappa è sufficientemente lunga da far capire cosa significa prolungare il cammino fino a metà pomeriggio.
Questa lezione però, nel tempo, non mi è servita.
Sveglia sempre mattutina.
Si esce dal paese seguendo le frecce per sentieri ma all'inizio della carretera forse non le vedo, le perdo, sbaglio strada.
Dopo un po' torno indietro e ritrovo altri pellegrini.
Inizia un percorso su saliscendi continui attraverso campi con molti animali al pascolo: mucche,tori, pecore.
 Cammino da solo perché ormai Leo è avanti.
Un'altra strada sbagliata con un cancello chiuso.
Con un pellegrino spagnolo torno indietro e ritrovo la strada.
Dopo un'altra ora di cammino ci fermiamo al bar per una buona colazione e rinfrescarci le idee.
Nuovi sentieri larghi e belli, mai monotoni.
Una sosta per un leggero pranzo a base di frutta a lato di una strada in riva ad un fiume, pascoli sempre chiusi da rete a protezione dagli animali, poi ci si reimmette sulla statale per gli ultimi 10 km di asfalto veramente tanti anche se c'è poco traffico e a Monasterio sembra che non ci si arrivi mai.
Da lontano vedo Paola e Daniela avanti circa 1 km.
Ma non riesco a raggiungerle se non proprio all'ingresso di Monasterio, solo perché una si era fermata a chiedere informazioni.
Assieme andiamo all'albergo parrocchiale dove erano già arrivati Leo e Agostino, un pellegrino spagnolo incontrato la prima sera a Siviglia.
L'albergo è quasi pieno ma rimediamo 3 posti letto.
Solito trafila di fine tappa prima di uscire per compere e per cena da solo nel ristorante del pellegrino di fronte all'albergo con zuppa e coscia di pollo, spezzatino con pomodori, vino tinto. Poi a riposo, necessario e indispensabile sopratutto per i piedi, passati e ripassati con creme all'arnica e olii vari.


Sabato 4 maggio 5ª tappa da Monasterio a Calzadillos de los Barros

La tappa si articola in tre distinti tratti.
Da Monasterio a Fuente de Cantos si cammina molto piacevolmente in una strada di campagna che scende fra bei pascoli e querce.
Si incontrano frequentemente dei cancelli passando fra mucche al pascolo.
Bisogna fare molta attenzione perché gli errori di percorso comportano km in più.
Il secondo tratto è su strada bianca fra seminativi, sul crinale di dolci colline.
Da Fuente a Calzadillos si cammina su strada bianca, abbastanza noiosa, fra seminativi.

Uscendo da Monasterio cominciamo a vedere oltre alle frecce gialle, frequenti monoliti in granito grigio con ceramiche di due colori verde e giallo.
Si incontrano numerosi 'coto de caza', si attraversano digradanti colline coltivate, di grande bellezza, a perdita d'occhio, e si attraversa un bel torrente.
Partenza con Agostino e Leo, loro sempre davanti, io con il mio passo e non li raggiungo più.
Mi fermo a Fuente alla stazione degli autobus per una colazione e un bisogno assoluto di riposo.
Si riprende il cammino alla ricerca delle frecce su una strada sterrata per 7 km.
Sotto un sole implacabile, mi fermo per pranzo all'esterno di una casa lungo la strada ma seduto su una tavola un po' all'ombra.
Riprendo per gli ultimi kilometri.
All'ingresso del paese una signora mi indica il suo albergo 'Los Rodriguez’.
Non ci penso due volte e mi ci dirigo subito, appena fuori del paese, ho bisogno di una camera solo per me per ristabilirmi, ma seduto fuori dell'albergo trovo già Mario il livornese.
Si sta gustando un bella birra fresca e mi chiede informazione degli altri di cui non so nulla dall'inizio della giornata.
In questo momento non mi interessa nulla degli altri.
Il sole picchia forte in Extremadura.
 Dopo la doccia e un riposo, scendo per una bella birra fresca e, sul tardi, con Mario vado a vedere il paese e la solita chiesa chiusa.
 Molta gente in giro e tanti ragazzi e bimbi
Cena con minestra di verdura, prosciutto crudo spagnolo molto buono, e panna cotta. In albergo c'è un altro pellegrino inglese che rivedremo poi più avanti.
Sistemazione con calma dello zaino

Domenica 5 maggio 6ª tappa da Calzadillo de los Barros a Villafranca de los Barros

Sino a Zafra si cammina su leggerissimi saliscendi per campi coltivati.
Si entra in città seguendo la linea ferroviaria e la si attraversa, in tutta la sua lunhezza.
Per una strada polverosa si sale ad un colle, scendendo poi a Los Santos de Maimona
Di qui si va per campi coltivati all'inizio, poi per pascoli e campi incolti, sino ad incrociare la carretera e l'autovia de la Plata.
Per uno stradone di campagna, fra uliveti e vigneti, si giunge a Villafranca.

Solita mattutina partenza per cercare le frecce del cammino, ritroviamo Paola, Daniela e Cristobal, e con loro ci avviamo.
Si erano fermati a dormire in un appartamento privato in paese.
Prima difficoltà della giornata.
Davanti a noi un torrente con molta acqua da attraversare.
 Mario si toglie gli scarponi e lo guada con l'acqua oltre le ginocchia.
Io ricerco un passaggio alternativo poco distante, lo trovo e invito gli altri.
Aiutandoci l'un l'altro su un piccolo tronco e con i bastoni infissi in acqua, in precario equilibrio, riusciamo a passarlo senza bagnarci.
Ma quanta fatica!
Ognuno va avanti per conto suo ritrovandoci poi a Zafra nel parco per riposarci, mangiare qualcosa e andare all'Officina del Turismo per farci mettere un timbro o sello speciale sulla credenziale
Si riprende il cammino sotto un forte sole, cercando prima nel paese l'albergo dei pellegrini, ma decidendo insieme di proseguire decisi ad arrivare a Villafranca.
Due ore di cammino poi riposo per mangiarmi un panino mentre gli altri proseguono.
Il sole inizia a bruciare sul braccio e sulla fronte, nonostante le creme.
A Villafranca avevo già deciso di dormire a Casa Rurale Perin, la cerco e trovo infine l'albergo, molto bello, all'estremità nord del paese con una camera tutto per me, un bagno a disposizione per un relax completo anche per sistemare i piedi che cominciano a far male.
 Per arrivarci ho dovuto chiedere informazioni a due donne del posto e anche dove potevo trovare un negozio o una tenda aperta per comperare della frutta, ma essendo domenica, è tutto chiuso.
Una di loro, gentilmente, entra in casa sua e mi regala due banane e due arance, per il cammino del giorno dopo.
La loro bontà non ha limiti verso un pellegrino stanco, arrivato con il solleone in questo paese.
Gli altri, già arrivati, si erano fermati all'albergo municipale, anche per questione di costi.
Dopo le solite operazione e la registrazione con il sello e un breve riposo esco e scendo in paese.
Mi fermo ad un bar per una birra e osservo il passeggio della gente, in attesa della cena che verrà servita non prima delle 20,30, come al solito.
Ritrovo Tosè, poi Paola, Daniela, Mario e Cristobal.
Dopo le birre, arriva per cena il merluzzo fritto accompagnato da un grosso contenitore di sangria.
Una bella serata in compagnia per dimenticare i piccoli problemi della giornata.
Al rientro in albergo, mi collego ad internet e riesco a scrivere qualcosa a Daniela, grazie anche all'aiuto di un pellegrino monegasco.
Alla sera, stanco, non riesco più neanche a leggere.

Lunedì 6 maggio 7ª tappa da Villafranca de Los barros a Torremeyos

Fino a Torremeyo la tappa è completamente pianeggiante e noiosa.
Si svolge su uno stradone di campagna che fiancheggia campi coltivati, in prevalenza viti e olivi, lunghissimi rettilinei assenza assoluta di alberi.
È facile perdere le flechas ma la direzione è chiara, il Nord è uno solo.

Dopo una bella notte anche se insonne, preparato bene lo zaino esco alle 8 per fare una bella colazione al bar a lato della chiesa, già sul percorso del cammino indicato dalle frecce.
La prima parte si snoda su sentiero fra vigneti già formati o di nuovo impianto.
Sono in corso lavori di fresatura del terreno fra i vari filari, concimazioni e anticrittogamici dati a spruzzo.
Dopo 10 km. comincia il caldo.
Mi cambio, mi disseto e si ricomincia.
Al 20 km dopo 4 ore di marcia, mi fermo per il panino e la frutta sotto un ulivo e tanto bere.
Sembra che ci sia un po' d'aria.
Supero due pellegrini in sosta per mangiare e dopo circa altri 7 km arrivo a Torremeya, cerco e trovo l'albergo dei pellegrini, dove tutti gli altri si sono già sistemati.
Soliti lavori dopo la registrazione.
Esco per il paese e per delle foto, stavolta la chiesa è aperta, un prete anziano tiene catechismo a dei bimbi.
Spesa al supermercato per il giorno dopo e in farmacia per acquistare con Mario degli antinfiammatori che potranno tornare utili.
Vado a cena con Yosè in un ristorante segnalato, ma lo troviamo chiuso e andiamo in un altro dove ritroviamo i tre pellegrini Spagnoli, Cecilia e i due Fernando, uno dei due è la controfigura del re Yuan Carlos,quasi un sosia.
Yosè è una persona veramente gentile e disponibile, ci si capisce subito al volo in ogni momento, un vero amico.
Ritorno in albergo, massaggi ai piedi e poi a letto. Un albergo bello in una struttura completamente messa a nuovo.

Martedì 7 maggio 8ª tappa da Torremeyos a Merida

I primi kilometri sono paralleli alla carretera nacional.
Successivamente il percorso si inoltra tra i campi,in piacevoli saliscendi e si entra in Meride passando sul ponte romano.
Esiste anche il ponte moderno di Calatrava, molto bello.
Una tappa tranquilla oggi.
Si parte tutti assieme ma subito dopo ognuno per la sua strada, con il proposito di trovarsi poi tutti all'albergo del pellegrino di Meride.
Il solito caldo, arrivo a Meride con Cristobal, ma ho quasi intenzione di proseguire direttamente per Alcuescar.
Gli altri mi convincono a fermarmi ed hanno ragione.
La città merita di essere visitata.
All'ingresso della città mi fermo in un bar per fare colazione, riordinare le idee ma subito dopo trovo l'albergo dei pellegrini posto lungo il fiume a lato del parco. Lasciato lo zaino, con Mario, Daniela, Paola, Cristobal e Yosè cominciamo la visita iniziando dall'Alcazar bello e conservato bene.
Si attraversa poi la città e si arriva al teatro romano, simile al teatro romano di Borsa in Siria.
Chissà cosa sarà rimasto di bello in quel paese così devastato!
Ci si ferma poi al mercato per i soliti acquisti di frutta per il giorno successivo e per dei buoni panini al prosciutto.
Trovo un frutto molto particolare simile al frutto del cedro che avevo mangiato in Libano, una vera prelibatezza che poi abbiamo diviso e assaggiato tutti.
Si ritorna in albergo per le solite formalità, poi esco di nuovo con Yosè per vedere il ponte romano da sotto, un giro di circa 5 km.
In un parco grande, veramente tenuto bene, una buona birra fresca al bar, cerco poi un ristorante ma non trovo quello che fa per me e torno in albergo per mangiare da solo al parco, gli altri hanno già mangiato prima.
Notte in dormiveglia per il gran caldo e l'umidità.

Mercoledì 8 maggio 9ª tappa da Meride ad Alcuescar

Oggi si sale dalla quasi pianura di Meride ad Alcuescar, posta su un altopiano, salendo decisamente di quota.
La tappa è piacevole ma impegnativa.
Usciti da Meride la prima parte si svolge su una carretera abbastanza trafficata, poi sempre meno e infine si cammina per due terzi della tappa su stradine di campagna molto solitarie.
Fino ad Alyucen non è faticoso.
Successivamente l'attraversamento del parco del Cornalvo si presenta come il tratto più duro (alcune corte e secche salite) e solitario del cammino.

Ci si sveglia con una leggera pioggerellina.
Parto solo, molto presto, al buio, chiedendo indicazioni a qualche raro passante per uscire dalla città per Proserpina.
Si passa accanto all'acquedotto romano che al buio del mattino e con le luci artificiali ha tutto un suo fascino.
Finalmente arrivo al lago di Proserpina, da cui gli antichi romani derivavano l'acqua per la città di Meride.
Ancora oggi si vedono i resti ben conservati delle loro opere.
Lasciato il lago e l'asfalto, si raggiunge per sentieri sterrati Aleucyn dove faccio colazione e ritrovo gli altri.
Si riprende il cammino solitario per Alcuescar, dove si arriva al Monastero della Misericordia dopo circa 40 km di una tappa infinita.
All'arrivo, l'albergo del monastero è chiuso, devo suonare per far scendere ad aprirmi.
Formalità per l'ingresso e difficoltà a reperire un letto.
Poco dopo mi trasferisco con Mario nel camerone al 2° piano che ha oltre 70 letti, per ora vuoti.
Solite operazioni, donativo di 5 euro che comprende il dormire, la cena e la colazione con l'impegno per tutti a sistemare e riordinare dopo la cena il locale, lavando ed asciugando, ritirando i piatti al loro posto.
Come da avviso le porte del monastero chiudono per tutti alle 21 e riapriranno alle 7 del mattino successivo al suono di una campanella.
Programma per il giorno successivo, mentre Daniela e Paola partiranno il più presto possibile per il poco tempo che hanno a disposizione.
Con loro e con Mario abbiamo parlato di molte cose anche personali, ognuno con i suoi problemi.

Giovedì 9 maggio 10ª tappa da Alcuescar a Caceres

Tappa lunga, è pressoché tutta pianeggiante tranne una breve salita dopo Valdesolar e l'arrivo a Caceres.
Si attraversano zone coltivate e pascoli, ma anche terreni incolti.

Ci si sveglia presto come al solito.
Tutti partono con il loro passo. Io da solo con il mio, tranquillo li seguo a distanza. Si incontrano sul cammino alcuni pietre miliari e si passa sopra un antico ponte romano ad una arcata.
Mi fermo per mangiare sul sentiero vicino ad una stazione di servizio della carretera che corre ai lati dello stesso, dove da li a poco vedo arrivare Yosè che si era fermato per colazione, ci si saluta e poi lui riparte con il suo passo, più svelto del mio.
Cielo nuvoloso, un po’ ventilato, non caldo.
Arrivo al secondo ponte romano a più arcate ben conservato, dove incontro alcuni ciclisti ma nessun pellegrino.
Arrivo a Valdesolar dove ritrovo tutti al bar, anche Mario il livornese che in quel momento decide di rinunciare al cammino a causa dei grossi problemi ai piedi. Domani rientrerà in Italia con il bus via Madrid.
Mi dispiace perdere un amico con il quale ho condiviso questi primi giorni ma ci ripromettiamo di rivederci presto, sentendoci al rientro.
Daniela e Paola ripartono con Cristobal per Caceres, io mi fermo un attimo e dopo un paio di birre fresche ricomincio, fa caldo. Con loro siamo rimasti d'accordo che a Caceres cercheranno un alloggio per tutti noi.
Al mio arrivo molto dopo di loro, mi viene incontro Paola, che mi accompagna all'appartamento che hanno trovato: tre stanze, soggiorno cucina e bagno, siamo in sei: io con Yosè, Cristobal con Carlo, Daniela e Paola nella 3' stanza.
Si decide di preparare una cena comune, e dopo le docce andiamo al supermercato per spesa, per preparare una grande pasta al tonno, petti di pollo e molte fragole, una buona bottiglia di vino oltre alla birra.
Le due ragazze cucinano e noi aiutiamo, una cena speciale con una bella compagnia di amici pellegrini!
Dopo aver rimesso in ordine cucina e soggiorno, a letto.

Venerdì 10 maggio 11ª tappa da Caceres a Embalse de Alcantara

Tappa lunghissima e faticosa.
Sino a Casar de Caceres si cammina su carretera, priva di marciapiedi, nessun riparo dal sole, rettilinei lunghissimi.
Dopo Casar si cammina piacevolmente sul filo di colline, in saliscendi continui.
In prossimità dell'Embalse il cammino si immette sulla carretera 630 fino all'albergo che si raggiunge su uno sterrato verso il lago, dopo circa 1 km.

Ottima colazione preparata in casa e poi partenza su verso Caceres che ieri sera non abbiamo visto.
Deve essere una bella città con molti bei monumenti e chiese viste con una luce particolare del mattino.
 Poca gente in strada per le prime attività.
Apertura negozi e pulizia strade, qualche foto e richiesta di informazioni per trovare le frecce che ci indirizzeranno verso Casar de Caceres.
Come al solito ognuno con il suo passo, io resto in coda, da lontano vedo il lago, sbaglio più volte strada, si ricomincia trovando infine la chiesa dedicata a Santiago. Davanti a me in lontananza scorgo un gruppo di pellegrini.
Con calma mi avvicino a loro, le raggiungo.
Sono un gruppo di 11 donne italiane e svizzere, amiche fra loro, abitano tutte sul lago maggiore, che percorreranno il cammino solo per alcune tappe.
Mi fermo con loro a mangiare lungo il sentiero, simpatiche ma chiacchierone.
Ad una di esse piace il mio bastone che poco prima avevo un po' incrinato e glielo regalo: molto contenta.
Le saluto e proseguo attraverso un paesaggio con molte e grosse pietre nere, megaliti di milioni di anni sparsi ovunque, ritrovo poi Paola, Daniela e Cristobal fermi a riposarsi dopo aver mangiato e così mi fermo anch'io in loro compagnia per circa un'ora.
Nel frattempo ci raggiungono anche le 11 ragazze e con loro riprendiamo il cammino, ma lasciandoci quasi subito dopo per scendere e percorrere un sentiero scosceso e con molte deviazioni dovendo superare un cantiere dell'autostrada e raggiungere la carretera lungo il lago, su asfalto e con non poco traffico.
Si trova un bell'albergo, già pieno e in parte prenotato, trovo Carlo e Yosè il quale confabula un po' con l'ospitalero e alla fine mi cede il suo letto, spostandosi lui su un nuovo materasso messo sul pavimento del corridoio superiore.

Arrivano poi Paola e Daniela, che dopo essersi rinfrescate, non trovando posto decidono di ripartire con Carlo.
Io faccio la doccia e poi porto i vestiti da lavare all'ospitalero da mettere in lavatrice, ma dimentico nella tasca dei pantaloni il portafoglio, con tutti i soldi, i documenti e le carte di credito.
Quando mi accorgo è troppo tardi.
Aspetto il ritiro e poi pian piano mi metto ad asciugare il tutto salvando il salvabile ; errori stupidi che si pagano.
Cena con tortillas di patate e birra, sul terrazzo con Yosè ma il sole è troppo alto e non si può stare in camera, rivolte ad ovest.
Nel frattempo arrivano anche tutte le 11 ragazze che già avevano prenotato i letti, un po' di saluti e chiacchiere, poi un po’ di internet. Ritiro biancheria stesa ed asciugata, poi a letto, stando attenti a non cadere dal letto superiore a cui si accede da una scala su un corridoio al 1° piano che distribuisce i vari letti.

Sabato 11 maggio 12ª tappa da Embalse de Alcantara a Galisteo

Dopo l'Embalse de Alcantara si cammina lungo la nazionale 630 con molte curve e traffico veloce, causa lavori per l'ave.
Il sentiero pietroso sulla dx,.della carretera più volte interrotto, e più avanti i segni portano nel nulla, questo fino a Canaveral. Poi percorso ondulato fra pascoli e boschi di querce, sempre su stradine asfaltate con scarso traffico ma, alla fine, tappa lunghissima e molto calda.

Yosè si sveglia molto presto e parte subito.
Io faccio colazione già prevista in albergo, poi per carretera mi incammino per Grimaldo, in una mattina fresca e con leggero vento.
Altra colazione a Canaveral e poi sempre su asfalto fino all'Eremita di san Cristobal, dove il sentiero non faticoso comincia a salire in un bel fresco in mezzo ai pini.
Si riattraversa ancora la carretera e sempre per prati e boschi raggiungo la ragazza coreana Dayung che si trova ad aver paura incontrando un gruppo di tori che pascolano tranquillamente ai lati del sentiero.
Con lei arrivo alla fine del sentiero che sbuca a Grimaldo su una strada dove al bar trovo Leo, dolorante ad un piede ed in attesa di un autobus che lo porterà da un dottore per una medicazione, c'e anche Genevie la ragazza francese che fa il percoso parzialmente con gli autobus.
Dopo un piccolo riposo e non essendo stanco, decido di proseguire per Galisteo.   Mi accorgerò alla fine, però, troppo tardi di aver sbagliato a calcolare i tempi e studiare bene il percorso.
M'incammino sulla carretera e dopo due km. circa un signore mi ferma dicendomi che ho sbagliato strada.
Gentilmente mi carica in macchina, mi da un passaggio e mi riporta all'inizio del sentiero che non avevo visto prima.
Riprendo il cammino, attraverso prati e alberi che un po' riparano dal sole fermandomi a mangiare all'ombra di due grossi lecci.
Scendo verso San Gil ma anche qui sbaglio strada, non trovando piu le frecce.
Non c'è nessuno in giro, cammino a lato lungo un bel canale per quasi 5 km senza rendermi conto di sbagliare, poi decido di ritornare sui miei passi.
Fermo un raro automobilista di passaggio il quale mi indica la giusta strada e dove trovare le frecce.
Un cartello mi segnala ancora 5 km fino a Galisteo su strada asfaltata, con ancora curve e saliscendi continui.
Arrivo infine a Galisteo dove trovo l'albergo dei pellegrini chiuso ma con un cartello che indica che è già pieno.
Telefono ad un numero indicato sullo stesso, viene poi l'ospitalera, che mi cerca un taxi per accompagnarmi in un altro albergo,ma non trovando però nessuno, va in casa a prendere un bottiglietta d'acqua vedendomi assetato, poi lei a piedi gentilmente mi accompagna ad un albergo appena 1 km fuori dal paese dove trovo finalmente una camera e dove mi fermo anche per cena: gazpacho freddo, carne e con patatine fritte.
Sono stanco veramente e i piedi mi fanno veramente male.
La signora mi dice che fino a pochi giorni prima le cime dei monti e delle colline circostanti erano bianche ricoperte dalle recenti nevicate.

Domenica 12 Maggio 13ª tappa Galisteo ad Oliva de Placencia

Tappa lunga e faticosa, anche perché dopo una serie di tappe di lunghezza extra. Qualche saliscendi nei primi kilometri, poi terreno pianeggiante.
La tappa è molto solitaria, ma affascinante. Gli unici compagni sono le mandrie di vacche sorvegliate da un toro, inoltre negli attraversamenti dei boschi i segnali scarseggiano o sono nulli.

Dopo una bella dormita in una camera molto tranquilla, una buona colazione in albergo, esco alle 8 e visito un po' Galisteo città circondata da mura molto ben conservate.
Vedo una bella cicogna che da da mangiare al suo piccolo in cima ad un torrione sul ponte all'uscita della città e piano piano arrivo a Carcaboso dove incontro un pellegrino inglese, che avanza a fatica con grossi problemi ai piedi.
Altra colazione e altra scorta d'acqua prima di affrontare l'altra parte dl cammino. Il barista mi indirizza per il senso giusto onde evitare altri errori.
Si percorre un sentiero parte a boschi, e parte a pascoli con grosse mandrie di vacche, apertura e chiusura di molti cancelli lungo il percorso a delimitazioni delle varie finca.
Poche le frecce lungo il percorso, ho sete anche se l'acqua non è più fresca, sono stanco e lo zaino comincia a pesare facendomi sbandare, il caldo diventa forte.
Non si vede mai la fine del bosco e ad un certo punto mi fermo.
Non so più cosa fare e resto in attesa di non so cosa.
Non è la solitudine che pesa, ma per fortuna ad un certo punto passa un gruppetto di ciclisti spagnoli su mountain bike a cui chiedo dove può trovarsi la fine di questo bosco o dove posso incontrare la carretera, me lo spiegano e, con le ultime forze rimaste e con la voglia di uscire dal bosco il prima possibile, percorro questi ultimi due kilometri trovando infine la carretera.
Sfinito mi siedo su un masso, mi scarico dello zaino e vedo seduto dall'altra parte della strada Bernard, un pellegrino francese anche lui stanco, il quale ha già provveduto a chiamare l'ospitalera di Oliva di Placencia che ci verrà a prendere con la macchina per andare in albergo a circa 8 km da lì, 10 minuti dopo arriva Monica che ci trasporta al suo albergo dove trovo anche Steve un altro pellegrino inglese. Loro ripartiranno il giorno dopo, io decido di prendermi un giorno di riposo e Monica mi da una camera singola a terra viste le mie non buone condizioni.

Dopo una birra fresca al bar dove poi cenerò, torno in albergo, doccia e lavaggio della biancheria di 2 giorni, stesa poi in strada ad asciugare.
Cena al bar del paese, con zuppa, prosciutto arrosto con patatine, gelato e vino in abbondanza per recuperare le forze.
In televisione dopo la solita corrida, una partita di calcio fra Barcellona e Atletico Madrid, seguita dai molti tifosi del bar.

Lunedì 13 maggio 14ª tappa giornata di riposo e visita a Placencia

Sveglia alle 8, Bernard e Steve sono già partiti.
Dopo colazione, per riempire la giornata e non stare fermo, chiedo a Monica notizie su Placencia, la quale mi propone di farmi accompagnare in città dai suoi genitori che più tardi devono andarci.
Arrivano verso le 10 e in macchina con loro mi reco a Placencia.
Mi lasciano all'ingresso e inizio a visitarla, cominciando dalla cattedrale, dove per la pri ma volta durante il cammino, assisto ad una messa.
Molti fedeli in chiesa; a lato della cattedrale c'è la chiesa vecchia, molto bella.
Un giro al parador e poi spese al supermercato per il domani.
Torno in plaza mayor, una bella birra seduto al tavolino in piazza a guardare la gente e osservare il campanile con un giullare appeso all'esterno che guarda le ore, simbolo della città.
Scendo alla stazione degli autobus che partirà alle 14,30 e che in mezz'ora mi riporta a Oliva de Placencia.
In albergo trovo altri pellegrini, Fernando, sosia di Yan Carlos re di Spagna, l'altro Fernando e Cecilia, argentina  che sono partiti da Cadice per il loro cammino.
Poi arrivano anche le 11 ragazze italo svizzere dei giorni precedenti.
Cena al solito bar, noi quattro e a un tavolone accanto le ragazze, il bar ha sempre il televisore acceso sulla corrida con uccisione finale del toro che poi viene portato e trascinato fuori dall'arena con i cavalli, il tutto per i clienti del bar che assistono. Nonostante tutto ciò si riesce anche a parlare tra noi.
Torno in camera, stavolta con altri due pellegrini francesi, marito e moglie con cui divido la stanza.

Martedì 14 maggio 15ª tappa da Oliva de Placencia a Aldeanueva del Cammino

La nuova viabilità ha alterato il vecchio cammino. Bisogna fare attenzione alle nuove indicazioni e nel dubbio camminare sulla 630. ci sono alcuni monoliti gialli che indicano il cammino.

Sveglia alle 6,30,all'ingresso ci sono già tutte le ragazze e dopo colazione, foto ricordo con loro, mentre i francesi e i 3 spagnoli sono già partiti.
Partono loro, io resto in attesa di Monica con due australiani Bill e Wendy, e una ragazza della repubblica ceca.
Ecco che arriva Monica e ci accompagna all'arco di caparra, diventato il simbolo del cammino in Extremadura, messo proprio sul percoso per cui tutti ci devono passare sotto.
 A metà strada reincontriamo Fernando che sta tornado in albergo perché Cecilia ha dimenticato il suo bastone, Monica sempre gentilmente ritorna a prenderlo e poi altra strada per riaccompagnarci.
Le ragazze non sono ancora arrivate e quindi io mi incammino da solo, riesco a catturare con delle foto alcune cicogne che beccano nei prati, ma appena mi avvicino un po' di più si alzano subito in volo.
Guado il primo torrente della giornata su una tavola di ferro, proseguo raggiungo e supero altri pellegrini fermandomi a mangiare all'ombra sotto un ponte dell'autostrada. Trovo un altro torrente in piena, mi devo togliere scarponi e calze, guadarlo con acqua bella e fresca fino al ginocchio, passare dall'altra parte e rimettersi in sesto.
Proseguo per sentiero che corre lungo la carretera 630 per 7 km fino ad Aldeanueva dove arrivo su asfalto sotto un forte sole.
Arrivo all'albergo dove non c'è ancora nessuno, disbrigo le formalità, letto e riposo. Primo temporale e poi una breve pioggia.
All'uscita in piazza trovo Heinz austriaco di 73 anni, che preferisce trasferirsi nel mio albergo dove trova anche un'altra pellegrina tedesca di nome Rosita, di anni 63. cena con zuppa di mare, calamari fritti e panna cotta.

Mercoledì 15 maggio 16ª tappa da Aldeaeneuva del Cammino a Fuenterroble de Salvatierra

Sin qui abbiamo camminato in ambiente caratterizzato da praterie asciutte, con pascoli e boschi di querce, con scarsissimi rilievi, al massimo qualche collinetta. Ora il paesaggio cambia decisamente, e ci ritroviamo in un ambiente prealpino, boschi di castagni, prati, erba verde e fitta, torrenti pieni d'acqua, aria frizzante.
Poi si cammina nuovamente in un altipiano e si toccano due paesi, il primo quasi disabitato, il secondo con un solo bar.

Sveglia alle 6,30.
Scendo, faccio colazione e poi esco da solo con una leggera pioggerellina, che mi costringe a mettere il poncho, aiutato da una signora del posto, mattiniera.
Primi 10 km per Banos de Montemayor in leggera salita, colazione al bar parlando con dei ragazzi della protezione civile del posto.
Poi si passa davanti alle antiche terme romane e e ai bagni dove molte persone sopratutto anziani entrano per le cure.
Mi fermo ad una fontana dove un signore sta riempiendo molte taniche di acqua. Dice che fa bene ai reni, me la offre, è veramente buona.
Si sale su strada asfaltata fino a circa 1000 m fino a Calzada de Bejar dove non mi fermo e proseguo per sentieri.
Incontro tre ragazze olandesi simpatiche, foto reciproche, scambio di opinioni sul cammino.
Mi fermo a mangiare essendo uscito un po' di sole, anche se si è alzato un po di vento.
Arriva anche Heinz che dopo i saluti riparte subito.
Mi faccio poi aiutare dalle due ragazze olandesi a rimettere il poncho, essendo ricominciata la pioggia.
Ci si saluta e proseguo per Fuenterroble.
Sentieri lunghi con attraversamento di torrenti su massi messi nell'alveo per facilitare il passaggio.
 Uno però veramente pericoloso con un corrente in legno come corrimano per cercare di stabilizzarsi, rischiando veramente stavolta di cadere in acqua.
Passo Valverde della Casa e arrivo a Valdelacasa dove al bar mi aspettano Heinz con Ildefonso, pellegrino spagnolo ed Eva, ragazza austriaca giovane e bella.
Due birre, Heinz parte e non lo raggiungo più.
Inizia la salita ai 1000 m del picco su un terreno fangoso, ora non piove più e tira poco vento. Mi supera un ciclista e alla fine arrivo a Fuenterroble.
Sono già arrivati i 2 Fernando e Cecilia, poi in fondo al paese trovo l'albergo, entro per la registrazione e nella sala il caminetto e acceso, un bel fuoco riscalda l'ambiente, anche nei cameroni la stufa a legna è accesa.
Offrono un te e poi indicano il letto.
Doccia, lavaggio vestiti da far asciugare, esco per fotografie al paese, e vado al bar dove trovo Bernard, per cena con gazpacho, petti di pollo impanati.
 Si rientra in albergo e con alcuni andiamo in una cappella dove padre blas tiene un discorso in spagnolo, preghiere, cosa e come ci si sente dentro durante il cammino, recita del padre nostro ognuno nella sua lingua, tenendoci uniti con le mani, benedizione finale del pellegrino, fuori fa molto freddo ma dentro si sta bene.

Giovedi 16 maggio 17ª tappa da Fuenterroble de Salvatierra a San Pedro de Rozados

Tappa piacevole e non molto impegnativa.
Si percorre all'inizio un altipiano perfettamente pianeggiante, un unico grande pascolo.
Si sale alla maggior elevazione del cammino, il Pico della Duena che regala amplissimi panorami.
La salita non è comunque eccessivamente impegnativa.
Sulla vetta un'alta croce di legno e un parco eolico.
Si scende rapidamente dal picco e si percorre un vasto altopiano con leggerissime ondulazioni e alla fine nascosto dietro una collinetta, sta San Pedro de Rozados, non ci sono altri paesi lungo il cammino.

Colazione in albergo.
Fuori fa freddo e tira un vento gelido.
Si cammina sempre sui 1000 m per poi salire ai 1200 del pico.
Bei paesaggi e molti pellegrini incontrati oggi, si scende sulla carretera, mi fermo a mangiare all'esterno di una fattoria in un posto un po' riparato dal vento.
Arrivo poi a San Pedro dove trovo già Bernard che mi accompagna al bar per le formalità.
Poi il barista ci porta all'albergo poco distante.
Sistemazione, spesa al supermercato, ricomincia a piovere.
Di corsa poi al ristorante dove bisogna aspettare un po' perché è in corso un congresso con molti partecipanti sulla fauna, con proiezioni di filmati o diapositive. Cena. Due tavoli riuniti con Bernard, tre spagnoli e Ildefonso, solita zuppa e petti di pollo con molto vino tinto.

Venerdì 17 maggio 18ª tappa da San Pedro de Rozados a Salamanca

Tappa semplice e gradevole.
Abbiamo lasciato i monti alle nostre spalle, ora camminiamo su morbide ondulazioni, tra colline coltivate a grano.
Si attraversano zone a pascolo con stupende grosse querce.
Salamanca si vede da lontano, sembra vicina ma è un'illusione.
La strada è ancora lunga.
Non bello è l'attraversamento della periferia, ma la città e bellissima: ariosa, luminosa, vale la pena di fermarsi almeno un giorno ed è quello che farò.

Sveglia e preparazione zaino.
Piove e bisogna mettersi il poncho.
Si esce dal paese con fatica alla ricerca delle frecce gialle, sono con Bernard, Heinz e due pellegrini sardi, marito e moglie, incontrati il giorno precedente.
Colazione dopo 5 km.
Si prosegue in silenzio ognuno per la sua strada.
Cielo sempre nuvoloso, ma non piove più: un pallido sole fa intravedere in lontananza Salamanca con la sua cattedrale e le sue torri, sembra vicina, ma mancano ancora 13 km.
Sentieri sterrati e fangosi.
Si giunge su una collina fino al cruzeiros, sempre in vista di Salamanca.
Ricomincia a piovere,bisogna rimettersi il poncho con fatica e con l'aiuto di Heinz, si raggiunge Bernard e arriviamo così a Salamanca, passando sotto i ponti dell'autovia e poi in una brutta periferia.
Si entra in Salamanca dal ponte romano con la pioggia.
Bernard ci lascia per andare in un albergo da lui già prenotato, mentre io vado all'albergo dei pellegrini a fianco della cattedrale che trovo però ancora chiuso. L'ospitalero Tommaso di Napoli ci fa lasciare gli zaini in attesa delle 4 quando riaprirà.
Lì all'esterno trovo Heinz, Eva e la ragazza coreana.
Con loro su suggerimento di Tommaso andiamo a mangiare al ristorante la Luna vicino all'università.
Dopo pranzo andiamo alla ricerca del nuovo albergo Juvenile per il domani in quanto all'albergo dei pellegrini ci si può fermare solo per una notte. In attesa che riapra alle 4, andiamo a visitare un bel giardino a lato del1'albergo, meta di molti turisti e abitanti di Salamanca.
 Dopo le solite formalità d'ingresso, sistemato lo zaino, usciamo per andare a vedere la cattedrale, plaza Mayor e il corso, pieno di gente, molti studenti, bei negozi e le belle architetture lungo le vie.
Tommaso di Napoli per 15 giorni sarà ospitalero a Salamanca ma è in attesa della sua compagna che arriverà poi, ci da un biglietto da visita con indicato quale è la sua professione nella vita di ogni giorno, che è questa… LA VITA E' BELLA… LIFE IS BEAUTIFUL.

Sabato 18 maggio 19ª tappa giornata di riposo a Salamanca

Sveglia alle 7 perché bisogna lasciare l'albergo entro le 8.
Andiamo con Tommaso, Heinz, Eva e Dayung a far colazione sul corso, un piccolo bar ma con buonissimi croassant.
Oggi c'e ancora una leggera pioggerellina, ma senza zaino è tutta un'altra cosa. Con Heinz vado alla cattedrale vecchia.
Saliamo sulla torre e poi visita guidata alla chiesa per un'ora.
Desidero vedere la rana simbolo di Salamanca e un signore spagnolo a cui chiedo, ci accompagna e ce la indica, facendoci poi da cicerone per visitare un po’ la città. Entriamo a vedere l'università, torniamo in plaza Mayor, ma alle due tutto chiude fino alle 4.
Riusciamo però a vedere la chiesa della Purissima e il palazzo Monterrey.
Bisogna fare un po' di spese perché domani è domenica e sarà tutto chiuso.
Io torno in albergo e li, fuori, a riposarsi trovo le tre ragazze olandesi a cui do i miei depliant di Salamanca e le indicazioni per andare all'Albergo Juvenile dovendosi anche loro fermarsi per due giorni, quindi se ne vanno.
Io resto fuori con un pellegrino spagnolo che sta tornando a piedi da Santiago, era partito tre mesi prima da Cordoba per il suo cammino.
Alle 4, orario di apertura, molti pellegrini sono li fuori in attesa di entrare e quando arriva Tommaso, resto in attesa di Heinz.
Dopo aver preso lo zaino ci trasferiamo nell'altro albergo dove ritrovo la ragazza coreana che dormirà in camera con noi.
L'albergo è in un altro stabile rispetto all'ufficio delle registrazioni.
L'ospitalera ci accompagna alle camere, Dayung si ferma per riposarsi, noi lasciamo gli zaini e usciamo di nuovo, troviamo molte ragazze in costume in giro per la città, viva, molti ragazzi e ragazze allegri e contenti animano tutte le strade, i corsi e i bar. Oltre a plaza Mayor già con le prime luci della sera, andiamo a vedere una mostra su un poeta Claudio Rodriguez, con libri e documenti sulla sua vita e le sue opere. Su di lui, con una ricerca fatta poi in Italia non ho trovato nulla.
Cena sempre al ristorante la Luna e ritorno in albergo.


Domenica 19 maggio 20ª tappa da Salamanca a El Cubo de la Tierra del Vino

La tappa è quasi completamente pianeggiante, non è molto gradevole perché si cammina in gran parte a margine della carretera 630.
Il paesaggio inoltre è abbastanza monotono.
Si attraversano enormi distese di campi e cereali ; solo nella parte finale si vede qualche boschetto.
Il sentiero è segnalato da coppie di paletti bianchi messi ad intervalli regolari.

Sveglia alle 6,30 e partenza con Heinz.
 È difficile uscire da Salamanca, forse sbagliamo strada, la ritroviamo dopo 5 km. Percorriamo lunghi marciapiedi su strada asfaltata, con poco traffico e poca gente in giro, certo è domenica mattina: presto per la Spagna.
Il percorso ora è ben segnalato fino a Valducien dove mi aspetta Heinz per colazione in un brutto bar, serviti male.
 Ci si incammina, Heinz parte e lo rivedrò solo alla sera.
 Sono su strada sterrata e per sbaglio mi ritrovo a percorrere un tratto di autostrada per circa 5 km al di qua del guardrail.
Non so come uscirne.
L'autostrada viaggia su un terrapieno in alto, sotto resta tutta chiusa con rete metallica.
Alla fine scendo dalla scarpata e trovo un piccolo passaggio sotto un canale di scolo, asciutto in quel momento.
Mi tolgo zaino e cose varie, riesco a sollevare parzialmente la rete e strisciando, sotto nel canale, riesco a venirne fuori.
Mi rivesto e riprendo il cammino sul sentiero in basso che corre a fianco dell'autostrada ed è un continuo gira-gira per superare le uscite in discese dei vari cavalcavia che si susseguono allungando il percorso di molti kilometri senza vederne la fine che, però, arriva.
Trovo l'albergo pulito e molto ospitale.
Accolto dal gestore con un buon bicchiere di vino e con un assaggio di vari formaggi locali.
Mi propone una camera singola per 20 euro, che accetto.
 Ho molto freddo e riposo sotto due coperte pesanti per 2 ore fino a riscaldarmi un po'. Doccia poi esco per fare due passi in paese.
Un artigiano locale espone fuori da un bar piccole opere in ferro battuto lavorato a mano sul tema dei pellegrini.
Arrivo fino alla chiesa con un bel cruzeiros posto sul piazzale esterno.
Al ritorno in albergo ritrovo Heinz, Paco, Genevie la francese gia vista in precedenti tappe e un gruppo di ciclisti spagnoli partiti da Siviglia 7 giorni fa, facendo ogni giorno circa 70/80 km.
Altro spuntino, poi cena con una zuppa favolosa e abbondante.
Due uova al tegamino a testa, insalata verde e poi carne, tutta prodotti loro.
Sempre molto vino con alla fine un anche una loro grappa e un liquore al caffè. Filiberto è il nome del gestore, Filiberto che vuol dire figlio di un liberto, cioè di uomo libero.
Esco con lui in giardino.
Va in stalla a prendere un cavallo arabo bianco molto bello che lui alleva e addestra. Me lo lascia condurre per un po', da solo.
Si rientra e si resta un po’ a chiacchierare anche con Paco, pellegrino spagnolo serio e intelligente e con lui si disserta su vari temi.
Francesco d'Assisi... per il suo tempo era pater comunitaten...pa..co da cui viene in suo nome Paco
Giuseppe …pater putativus … p..p.. da cui viene il nome di Pepe
Si va a letto in attesa del nuovo risveglio.

Lunedi 20 maggio 21ª tappa da El Cubo de la Tierra del Vino a Zamora

Tappa più piacevole della precedente.
Il paesaggio se pure abbastanza simile, è comunque più mosso e non c'è la presenza imbarazzante dell'autostrada.
Nella prima parte si segue il corso della ferrovia attraversando piacevoli boschetti, poi un lungo rettilineo ci porta ad attraversare campi fino a Villanueva perdendo progressivamente quota.
 Continue mesete fino a Zamora.
La città si vede a due passi ma è ancora lontana.
Attenzione alle suggestioni, però l'accesso in città è gradevole e rapido.

Sveglia alle 6,30 con una colazione abbondante preparata da Filiberto.
S'inizia il cammino con un cielo nuvoloso e un pallido sole, temperatura di 4 gradi, con previsioni migliori.
Si costeggia la ferrovia, poi si va per sentieri verso il primo paese, per un'altra colazione dove ritrovo Bernard e Claudia, una ragazza tedesca che sta facendo veramente tutto il cammino da sola con una grande forza di volontà, piano ma cammina sempre.
Altri 18 km e Heinz, come al solito parte in quarta e non lo si vede più. Io proseguo con Bernard.
Ci fermiamo dove sono state installate sul terreno tre grossi monoliti in verticale con delle scritte su ognuna di esse con pensieri sul cammino relativi ai temi sulla fratellanza e sull'amore fra le genti.
Inoltre al centro è stato costruito un pozzo per raccogliere i desideri e i pensieri dei pellegrini.
Arriviamo alla periferia di Zamora e Bernard offre una bella birra fresca gustata guardando la città dal basso.
Si costeggia il parco lungo il fiume e si attraversa un nuovo ponte romano, a più arcate molto ben conservato.
Come già altre volte e sempre all'ingresso di ogni paese, una cicogna  ci sorvola e sembra darci il benvenuto.
Ritengo di buon auspicio per il proseguo del cammino.
Si arriva all'albergo dei pellegrini posto all'inizio della città.
Formalità con una ospitalera italiana, di Roma di nome Alida, con donativo di 5 euro per tutto.
Ritrovo la ragazza coreana e Genevie la francese che hanno raggiunto Zamora in bus.
Stanze piccole con 10 letti a castello.
Manca lo spazio per depositare perfino gli zaini e ci si arrangia come si può.
Ritrovo Greta la ragazza belga fiamminga, un bel tipo.
Esco e vado a visitare la cattedrale, alcune chiese.
Percorro la via principale, passo da piazza Mayor e arrivo fino ai giardini esterni. Ritorno verso l'albergo e trovo Bernard che anche questa volta è andato in un albergo da lui prenotato prima.
Mi dice che Paola e Daniela sono ritornate a Zamora prima di ripartire per Madrid da Grania de Moreruela: volevano salutarmi, ma non riusciamo a vederci ma mi lasciano un biglietto di saluti, che ho preso e conservato con molto piacere.
Ritovo Heinz e lo accompagno all'ingresso della cattedrale per la sua visita.
In strada, assieme all'ospitalera Alida trovo Vittorio, un signore di Prato di 76 anni che prosegue da Zamora la seconda parte del suo cammino per Santiago.
La prima parte la fatta lo scorso anno da Siviglia.
 Ci si presenta e ci si racconta le nostre esperienze di vita.
 Due passi in città in attesa della cena che non verrà servita prima delle 20,30.
Con Heinz e Vittorio a cena da Serafin, con una trota alla zamorana molto buona. Rientro in albergo prima delle 22 perché poi chiude tutto.

Martedì 22 maggio 22ª tappa da Zamora a Granja de Moreruela

Prima parte della tappa quasi completamente pianeggiante e abbastanza noiosa.
Si svolge su lunghissimi rettilinei che fiancheggiano la 630, fra campi di grano all'infinito e senza un albero.
Poi sempre tappa di pianura per l'ultimo tratto della via della plata che lasceremo per percorrere il cammino mozarabe-sanabrese.
Nessuna difficoltà di percorso.
Ancora sterrati di campagna e qualche tratto di asfalto.
Si costeggia prima un tratto dell'Embalse di Ricobayo, e dopo alcuni km un secondo tratto.
Sono in corso molti lavori stradali che hanno sconvolto alcuni tratti del cammino.

Sveglia alle 6 e colazione preparata dall'ospitalera.
 Si esce da Zamora e prima di iniziare il cammino vedo dietro di me Heinz che si sta fermando, toglie lo zaino e lo vedo da lontano sofferente penso al piede.
Già ieri si lamentava.
Io proseguo e poi raggiungo Bernard partito prima di noi che mi chiede notizie di Heinz.
 Facciamo un pezzo di cammino assieme, poi lo lascio e arrivo a Montamarta per un'altra colazione.
Arrivano anche Bernard e altri pellegrini fra cui Vittorio.
Su consiglio di alcune persone del posto, facciamo un percorso alternativo, costeggiando il lago fino alla chiesa ; siamo in tre, oltre a Bernard c'è Hardy, uno svizzero tedesco.
Vado avanti da solo con la promessa a Bernard di fermarmi per pranzo a Fontanilla de Castro.
Li aspetto un po' e non vedendolo arrivare, riparto per Riego del Cammino e ancora oltre fino Grania de Moreruola.
Davanti a me c'e una pellegrina che tiene il mio passo ma non riesco mai a raggiungerla.
Quando arrivo all'albergo la sgradita sorpresa che i posti letto sono esauriti.
 Dopo 42 km non voglio più andare avanti.
Sono veramente stanco, piuttosto sono disposto a dormire su un materasso per terra in qualsiasi angolo.
 Per fortuna altri tre spagnoli fra cui la signora ch era davanti a me sono nella mia stessa situazione.
Hanno già chiamato un albergo 8 km più avanti, trovandovi posto.
Verranno a prenderli in macchina, ed io mi accodo a loro ringraziandoli per quanto fatto.
Divido la camera con il ragazzo spagnolo.
 Dopo la doccia e il bucato steso fuori ad asciugare, scendo per una birra mentre i tre spagnoli stanno già cenando.
Io cenerò più tardi a base di uova strapazzate, due bistecche.
 Una la conservo con un panino per l'indomani e mi faccio regalare due arance dalla cameriera, prima di pagare il conto.

Mercoledì 22 maggio 23ª tappa da Granjia de Moreruela a Tabara

Oggi lasciamo il nord e ci incamminiamo verso ovest abbandonando l'antica via della Plata che prosegue sino ad Astorga.
Iniziamo il camino de Fonseca o Sanabrese.
Cambia rapidamente anche il paesaggio.
Abbandoniamo le meseta e iniziamo a risalire la lunga valle che ci porterà in Galizia, vedremo ancora campi di frumento ma sempre meno, sempre più colline e ondulazioni.
 La prima parte della tappa è splendida sia nella parte del lago che costeggia il fiume Esla sia nella foresta che segue.
Poi campi di frumento e pascoli fino a Tabara.

Lascio l'albergo alle 7 e percorro, sull'asfalto, un buon tratto di strada, senza alcun traffico.
Improvvisamente due cerbiatti attraversano la strada incontrandosi subito però nei boschi circostanti.
 Arrivo al ponte sul fiume Isla, veramente stupendi i riflessi delle arcate sull'acqua con tutte le nubi del cielo pure esse riflesse.
Anziché seguire il cammino, per il sentiero che è segnalato come impegnativo, decido di proseguire per la carretera fino a riprenderlo dopo aver superato la parte che era indicata come difficoltosa.
Arrivo a Feramontano de Tabara per colazione, per riprendere subito dopo la carretera per Tabara, con molti cantieri e lavori in corso che disturbano non poco il cammino.
Arrivo poco dopo a Tabara, cerco informazioni per l'albergo che è alla periferia del paese, chiedo informazioni ad un automobilista spagnolo che parla italiano, Emilio, un tecnico di impianti solari e fotovoltaici.
Mi accompagna all'albergo che troviamo ancora, chiuso.
Sempre in macchina  andiamo a cercarne un altro, ma sono tutti occupati dagli operai dell'autovia.
Andiamo in paese da un tabaccaio che tiene le chiavi dell'albergo dei pellegrini e quando vi arrivo lo trovo ora già aperto e occupato dai tre spagnoli dell'albergo di Granjia. Scegliamo i letti, doccia e bucato subito, perché in poco tempo tutti i letti vengono occupati da altri pellegrini con fila per il servizio e per la doccia.
Esco per la spesa al supermercato e vado a visitare una bella chiesa con una mostra di reperti del tempo dei Visigoti ritrovati in zona.
Rientro per un riposo in albergo, e poi due passi in città dove ritrovo Bernard, Heinz, Paco e Greta ed altri pellegrini incontrati sul cammino, che hanno trovato posto non so dove.
Stasera cena anche per festeggiare il compleanno di Hardy lo svizzero tedesco con altre sue amiche (Antonia, Petra, Sonya, Marisa, tutte ragazze che penso facciano il camino in bus).
Ci sono pure Bernard, Heinz, Paco e altri. Bella compagnia e bella serata.

Giovedi 23 maggio 24ª tappa da Tabara a Camarzana de Tera

Da Tabara il paesaggio si fa più mosso.
Si risale una sella dalla quale parte la linea dei mulini eolici che ci osservano da alcuni giorni.
Il cammino scende in una valletta e serpeggia fra alcune colline per immettersi poi in un'altra valletta.
Dopo Bercianos si risale fra colline di querce che scavalchiamo, entrando infine nella valle del fiume Tera, il fiume principale della Sanabia che ne percorre tutto il territorio.
 

Solita sveglia e si parte senza colazione.
I bar sono chiusi ancora.
Un pezzo di carretera e poi si rientra sul camino attraversando sempre i cantieri dell'autovia.
Camminata tranquilla fino a Villanueva de Las Peras, dove ci fermiamo per colazione con Heinz già arrivato e poi con Bernard, oltre al solito caffe con leche il barista ci prepara due bei dolci, torrejas, che poi Donelio mi darà la ricetta, costituito da pane imbevuto nel latte, poi tostato e spalmato con miele e zucchero, una verà bontà da riprovare a casa.
Si prosegue per Santa Croix de Tera, un bel paese lungo il fiume Tera, con uno dei migliori alberghi per pellegrini, casa Anita.
Heinz ha problemi per prelevare soldi in banca trovate o chiuse o senza bancomat, sta diventando una vera ossessione, ma per colpa è sua avendo dimenticato i suoi codici bancari.
 Raggiungiamo Santa Marta de Tera, visitiamo la chiesa in stile romanico, monumento nazionale, con la guida che la descrive.
Ci fa vedere una foto dal suo cellulare in cui si vede un raggio di sole che, nel giorno del solstizio d'estate, entra in un punto particolare da una finestra e va a colpire su un capitello la statua di San Giacomo, questo solo una volta all'anno.
Sulla facciata sul retro della chiesa,dove c'è il cimitero, è rappresentato San Giacomo su una statua che, con la mano, saluta i pellegrini.
Si prosegue per Camarzana fuori percorso del camino dove ho prenotato le camere per noi tre. Un paese solo di sosta lungo la carretera.
Solo alcune rovine di una casa romana, come sempre chiusa.
Ultime spese e acquisto di alcune paia di calze, avendone buttato via altre perché rotte.
Poi cena con asparagi e pesce fritto, flat o budino di vaniglia -

24 maggio venerdì 25ª tappa da Camarzana de Tera a Mombuey
                        poi trasferimento in taxi a Puebla di Sanabria

Tappa varia con frequenti cambi di paesaggio, senza faticose salite ma continui e brevi saliscendi.
 Bellissimo il tratto dopo Oleros che ci porta alla diga sul Tera ed anche sul successivo lungolago.
Si comincia ad entrare nelle terre della Galizia.

Uscita da Camarzana su un grosso rettilineo, per rientrare sul cammino.
Si prosegue fino a Calzadillos deTera per colazione dove trovo una signora che parla italiano, emigrata a suo tempo in Svizzera per lavoro e poi rientrata in Spagna, come tante altre persone incontrate lungo il percorso.
Si chiama Rosario in onore della vergine del Rosario, e non Rosaria.
Si attraversano alcuni paesini quasi disabitati e si arriva sul mezzogiorno con un forte sole a Reio Negro del Puente dove si prende una birra in piazza di fronte alla cattedrale e all'albergo dei pellegrini appena restaurato.
Si arriva infine a Mombuey dove avevamo deciso di fermarci ma troviamo l'albergo piccolo, brutto e già tutto occupato.
Una foto alla bella chiesa in fondo alla via e poi sosta al bar per decidere cosa fare. L'albergo sulla carretera è pieno.
Mi faccio dare dalla barista un numero telefonico per chiamare un taxi, che dopo mezz'ora arriva.
Ci facciamo trasportare a Puebla de Sanabria, avendo già telefonato prima in un altro albergo per verificare la disponibilità e prenotare tre letti.
Dispiace aver saltato una tappa ma non potevamo dormire in strada o sotto le stelle, va bene essere pellegrini ma non masochisti.
In mezz'ora ci arriviamo.
Prendiamo posto e formalità all'albergo la Luz.
 Dopo doccia e lavaggio vestiti, spesa al supermercato.
Con Heinz e Bernard andiamo a visitare la città, molto bella arroccata su un colle, è stata capitale europea della biodiversità per il 2011.
Chiesa chiusa ma castello visitabile, grande e ben restaurato che si affaccia e domina le valli circostanti.
Cena. Noi tre con gli altri 3 pellegrini spagnoli in un ristorante tipico e caratteristico del posto.

Sabato 25 maggio 26ª tappa da Puebla de Sanabria a Vilavella

Tappa con grandi dislivelli, prima raggiungiamo Portilla de Padonelo, e scendiamo sotto Lubian per poi risalire subito dopo all'Alto de Canda, confine tra la Castiglia e la Galicia: paesaggi montani dunque.
Brulla ma con ampi panorami quello iniziale in salita, come anche la discesa ad Acheros.
Poi entriamo nei boschi, nonostante appaiono i segni del passato disboscamento. L'autovia de la Plata e la statale 525 ci perseguitano.
Si incrociano più volte con un traffico quasi inesistente sulla statale.

Tutti si svegliano molto presto e partono prima di noi.
Con Bernard e Heinz cammino fino a Requejo dove ci fermiamo per colazione assieme a molti altri pellegrini.
Si sale poi al passo di Padornelo a 1300 m per poi scendere a Lubian dove ci fermiamo a pranzo al ristorante, anche per riposare un po’ dopo aver già percorso circa 25 km.
Quasi tutti i pellegrini incontrati avevano già trovato posto all'albergo, ora però già esaurito.
Quindi per evitare folla e confusione prenotiamo a Vilavella all'Hostal Posta.
Per arrivarci bisogna però salire un altro passo a 1250 m e percorrere altri 12 km su per sentieri, attraverso boschi e scendere poi in questo paese, piccolo e quasi disabitato, cercare l'albergo che è sulla statale fuori dal paese.
Arriviamo ormai alle 5,30 del pomeriggio dopo una lunga giornata di cammino.
 La fatica comincia a farsi sentire.
Riposo in camera poi cena con zuppa e baccalà, dolce di vaniglia.
Ci si trova poi fuori sul terrazzo anche con Torsty, un tedesco che si aggiungerà a noi nelle prossime tappe.
Programmiamo per il giorno dopo e prenotiamo da dormire a Campobecerros per evitare nuove sorprese.
 Notte senza chiudere occhio su un materasso con molle che escono da ogni dove.

Domenica 25 maggio 26ª tappa da Vilavella a Campobecerros

Tappa ricca di saliscendi ma senza strappi faticosi o lunghi.
Il primo tratto scende fra prati e boschetti, poi un tratto con massi rotondi di grandi dimensioni.
Alla Gudina il percoso si biforca,un ramo passa per Verin ma è più lungo, noi proseguiamo per il cammino de la Verea Vella che attraversa colline brulle e desolate, con pochi borghi abitati da piccoli allevatori.
I monti di questa zona hanno il prefisso Venda che ricorda la passata funzione di rifornimento di viveri ai pellegrini e ai viaggiatori di passaggio.
Vasti panorami si godono dalla strada che passa sulle colline.
Scendiamo infine a Campobecerros grazioso paesino in posizione molto appartata ma oggi rovinato dalla costruzione dell'autovia, un sentiero fatto da massi che rendono difficile la discesa e personalmente ne porterò le conseguenze nei prossimi giorni.

Parto alle 7 con Bernard e arriviamo a La Gudina dove troviamo gia Heinz intento alla colazione.
Al bar ritrovo dopo 15 giorno anche Yosè lasciato all'Embalse de Alcantara.
 È domenica e i negozi sono tutti chiusi, ma grazie a un intervento di Yosè che si fa aprire un negozio per alcuni acquisti necessari per la sopravvivenza del giorno. Nonostante il vento e il cielo nuvoloso, si cammina bene in un bel paesaggio, in un continuo saliscendi sulle colline attorniati da alcuni laghi artificiali ; bellissime fioriture di erica rosa e bianca e fiori in una varietà enorme di colori.
Mentre Heinz con Torsty camminano forte, e non li vedremo più sino alla fine, con Bernard alle 2 mi fermo a mangiare raggiunti poi da Yosè.
Riprendiamo poi il cammino per Campobecerros dove arriviamo stanchi a causa del sentiero stravolto per i lavori del cantiere.
Specialmente l'ultimo tratto è ormai non più praticabile.
Birra con Bernard al bar all'entrata del paese.
Ritroviamo Heinz che ci conduce alla ns. camera.
 Riposo e due passi in paese per vedere cosa c'è, un solo monumento ai minatori che hanno perso la vita nel corso degli anni nelle miniere della zona.
Cena con Bernard, Heinz, Torsty e con Yosè. Zuppa e costine di carne,con dolce alla vaniglia alla fine e abbondante vino tinto.
Programma per il giorno successivo.

Lunedì 27 maggio 28ª tappa da Campobecerros a Vilar de Barrio

Tappa con notevoli dislivelli.
Nella prima parte si scende fino al fondovalle di Laza e da qui si segue una valletta, risalendo poi ad Albergueira.
Di di nuovo in discesa fino a Vilar de Barrio, tappa varia e piacevole.
Ad Albergueira e d'obbligo la sosta al bar Rincon del pellegrino con tutte le pareti e i soffitti tappezzati di vieiras, ossia le capesante.

Notte tranquilla, ma al una nebbia fittissima avvolge tutta la valle.
Siamo a 900 m di quota e fuori fa freddo.
Ci si deve incamminare.
Sul percorso incontro un anziano spagnolo, emigrante a suo tempo in Svizzera, parla un po’ d'italiano.
Si sale sempre nella fitta nebbia, si incontra una grande croce in legno a ricordo dei lavoratori morti sul lavoro e subito dopo un'altra croce a ricordo dei pellegrini morti sul cammino.
Siamo a1100 m ed inizia la discesa verso i 450 metri di Laza, colazione e spesa al supermercato per le spese dei viveri della giornata.
Il tempo è un po' migliorato e poi, con Bernard e Yosè, su carretera,si riprende a salire verso Alberguiera dove ci si ritrova tutti al Rincon del Pellegrino.
Un bar davvero unico.

Accolti con molto calore dal gestore che da anni fa firmare da ogni pellegrino di passaggio una conchiglia che poi appende ai muri, ai pilastri,ai soffitti, e ad ogni posto disponibile: un vero ricordo del passaggio dei pellegrini, unico nel suo genere.
 All'esterno il suo bar dove si possono fare assaggi di prosciutti, pane e birra e con la possibilità di fermarsi a dormire lì per la notte.
 Comincia la discesa a Vilar de Barrio, ma la gamba comincia a farmi male.
Si gonfiano la caviglia e il collo del piede sinistro.
Avanzo con fatica e gli ultimi kilometri sono davvero duri da percorrere fra sentieri, si segnalati ma che non finiscono mai, mi sento solo senza poter scambiare parola con qualcuno.
Arrivo alla piazza del paese dove Torsty mi indica dove si trova l'albergo, ma non ci si capisce, sbaglio e proseguo fino alla fine della via indicata per poi ritornare, vederlo  molto bello, pulito e ospitale è fantastico.
Trovo Yosè che mi cede il suo letto inferiore per farmi faticare meno, spostandosi lui su quello in alto: sempre molto gentile.
Doccia, lavaggio vestiti, stesi con fatica poi all'esterno, riposo con la gamba stesa cercando di tenerla possibilmente stesa verso l'alto.
Yosè decide che stasera mi preparerà lui da mangiare per non farmi uscire, viste le mie con dizioni.
 Esce lui per le spese, poi prepara la ns. cena nella piccola cucina dell'albergo, con gli altri ospiti che iniziano anche loro a prepararsi da mangiare: mi prepara un bel piatto con fette di pane, formaggi, prosciutto e pomodori, veramente buono anche per la fame che si ha!
Dopo cena esco ugualmente con lui e vado al bar dove trovo Bernard e Heinz, prendo un latte con cioccolata.
Yose consiglia di fare una doccia al piede con acqua molto calda per più minuti per togliere parte del gonfiore, mentre Bernard mi da una pastiglia che dovrebbe aiutare ad alleviare il dolore, prendo anche un antidolorifico che mi aveva dato, a suo tempo, Mario il livornese.
Sonno profondo fino al mattino.

Martedì 28 maggio 29ª tappa da Vilar de Barrio a Orense in bus

A causa delle mie non buone condizioni decido di saltare la tappa e fare il viaggio a Orense in bus.
Successivamente, dagli altri amici, vengo a sapere che è stata una tappa non propriamente bella e monotona.
Orense è una grande città, capitale dell'omonima provincia dove si trova ogni tipo di servizio.

Sveglia generale alle 6.Alle 6,30 molti sono già partiti.
Saluto Bernard, esco dall'albergo e vado in paese, dove decido di prendere subito il bus per Orense, vista anche la pioggerellina che è iniziata a cadere, non essendoci altro da vedere o da fare a Vilar de Barrio, anche per il piede che mi fa male.
In un'ora sono alla stazione degli autobus di Orense, fuori dal centro sorico, dove faccio colazione e cerco di orientarmi per entrare in città.
Passo a lato della stazione ferroviaria e seguendo i cartelli arrivo al ponte romano che supera il fiume per entrare in centro.
Bello in lontananza il ponte del nuovo millennio, davvero originale.
Percorro il corso principale e raggiungo l'hotel Zarampallo che il giorno prima avevamo prenotato.
 Mi danno la mia camera.
Mi sistemo in attesa che poi arrivino gli altri due.
Esco e vado in centro, alla ricerca dell'albergo del pellegrino posto nella parte alta della città vicino al chiostro francescano in ristrutturazione, ancora chiuso, aprirà alle 12,30.
Nel frattempo entro a vedere la cattedrale, molto bella, passando poi per plaza Mayor.
Ritorno all'albergo dei pellegrini, con molta gente già in attesa dell'apertura, e con sorpresa ritrovo Leo che avevo lasciato dolorante a Grimaldo, ora sta bene e dopo l'intervento medico ha ripreso il cammino.
Torno in albergo perché fa di nuovo freddo e pranzo in un ristorante lì vicino.
 In albergo mi chiama al telefono Giancarlo per consigli medici per la gamba, e poi riposo assoluto fino alle 4 quando arrivano Heinz e Bernard dal loro cammino.
Più tardi esco per visitare nuovamente la città, passeggiare lungo il suo corso, vedere la gente e il loro modo di vivere a quest'ora la città.
Mi telefona Yosè per ricordarmi la cena che sta preparando per tutti noi all'albergo vado e ritrovo Paola rientrata da Genova per stare con Gerard, Cristobal, Bernard, Heinz e molti altri pellegrini.
 Esco con Paola per gli ultimi acquisti, vino e fragole.
Quando torniamo è tutto pronto.
Un'ottima paella ci aspetta già nei piatti, bella calda e saporita merito di Yosè e di altri che hanno aiutato a preparare.
 Una bella serata in compagnia.
C'è Yan Luis, un tipo particolare, francese di Strasburgo e poi alla fine arriva Joanna in bicicletta dal Portogallo, che si unisce a noi.
A ricordo della serata, firmiamo tutti il primo nuovo 5 euro di carta. Noi tre rientriamo nel nostro albergo per la notte.

Mercoledì 29 maggio 30ª tappa giornata di riposo a Orense

Colazione alle 8 con Heinz, ma non c'è Bernard che è uscito molto presto per accompagnare e salutare gli altri amici partiti dall'albergo del pellegrino, per la loro tappa del giorno verso Cea.
Esco con Heinz per una nuova visita alla cattedrale poi al mercato generale, delle carni, dei pesci, dei fiori facendo nel contempo piccoli spuntini qua e là. Ricomincia a piovigginare.
 Si rientra in albergo, per cambiarmi perche voglio andare alle terme calde lungo il fiume che dicono essere speciali.

Dal corso principale dopo il ponte romano seguo il fiume e trovo le prime pozze termali pubbliche, in cui alcune persone già stanno facendo il bagno o le cure.
Mi spoglio e scendo anch'io in piscina, due vasche con acqua, una calda e una caldissima, che meritano veramente un bagno, mentre Heinz aspetta fuori. Rientrando sul ponte romano incontriamo Hardy lo svizzero tedesco lasciato a Santa Croix de Tera e che sta proseguendo il suo cammino.
In albergo ritroviamo Bernard e a sera a cena per la prima volta con un bel piatto di polpo gallego. Poi Heinz offre una cioccolata buonissima alla chocolateria candid, veramente squisita.
Programma per il giorno dopo e a letto.

Giovedì 30 maggio 31ª tappa da Orense a Cea

Usciamo dalla confusione e dai rumori di Orense per immergerci di nuovo nel silenzio, in territori poco popolati ritrovando boschi e le calzade della Galicia. Uscire da Orense è però lungo.
Subito dobbiamo affrontare un durissima, terribile salita, un nastro d'asfalto che in due kilometri, su strada stretta e molto trafficata, ci porta su un altopiano.
Poi il cammino si distende e diventa piacevole.

Sveglia alle 6,30 con colazione in albergo, poi in cammino verso Cea.
A metà strada è obbligo fermarsi al bar Rincon di Cesar, un oste un po' particolare in un locale altrettanto unico, che accoglie tutti i pellegrini che passano da lui offrendo a tutti dal latte al caffè, dai dolci al vino, dal prosciutto ai salumi, dai salamini alla fiamma con liquori finali, in cambio si da un donativo a offerta libera nella cassetta apposita.
Si riparte, ma mi rimane un ricordo particolare.
Sul cammino si incontrano ancora persone diverse, ognuno con la sua immagine o profilo, visi caratteristici, come un contadino che sta falciando l'erba nel del suo prato a mano con una falce e ogni tanto passa sopra con la mola per limarla.
Sulla carretera incontriamo una coppia di ciclisti francesi, marito e moglie che stanno facendo il cammino in bicicletta.
 Parlano anche l'italiano, avendo già fatto diversi giri in Italia sempre in coppia, in bicicletta.
Si riprende e si incontra l'altro cammino che proviene anch'esso da Orense con molti altri pellegrini, e, quasi di corsa, Bernard e Heinz superano tutti per arrivare prima all'albergo dei pellegrini per prendere posto ed io dietro con loro.
Accolti da un ospitalero con un basco grande nero e un viso molto alla bretone, sistemiamo gli zaini e andiamo a mangiare al ristorante: zuppa e polpo alla gallega. Pomeriggio riposo.
Poi spesa al supermercato per l'indomani, due passi in paese, città del pane con molti forni di una volta, ma ora non più funzionanti o visitabili.
Caratteristici i granai sollevati da terra a protezione del granoturco o frumento per evitare la risalita deitro di tori o altri animali che vi possono arrampicare dall'esterno.

Venerdì 31 maggio 32ª tappa da Cea a Lalin

In questa tappa il cammino si svolge in paesaggi tipicamente galleghi.
Continue salite e discese su colline ondulate, pascoli e boschetti, molti ruscelli e fiumi da attraversare, paesi minuscoli e scarsamente abitati.
Ci si accompagna alla carretera 525 e all'autopista central.

Sveglia alle 6 e partenza,da solo, alle 7.
La mia tendinite peggiora e il collo del piede e sempre più gonfio.
A parte il male bisogna proseguire.
Colazione dopo 2 km in un bar del pellegrino.
Si prevede una lunga tappa faticosa.
Infatti superato Monasterio de Oseira, dopo leggere salite inizia un sentiero fangoso. In un tratto, per poterlo superare, poggio bene il piede destro nel fango e avanzo con il sinistro che però non riesce a far presa, scivolo e per cercare di stare in equilibrio e non fare una bagno completo nel fango, sento un forte dolore alla coscia.
 Mi aggrappo a quello che trovo, sono però dei rovi.
Alla fine ce la faccio ad uscirne, mi siedo su un sasso poco dopo, mi aiuto con un massaggio e dopo un po' cerco di ripartire.
Mi trovo sporco di sangue alla mano e al braccio.
Mi fermo di nuovo per tamponare, pulirmi e massaggiarmi di nuovo, per quello che posso fare.
Arrivo al ponte dell'autovia, stanco e non trovo o non vedo più le frecce, sbaglio strada.
Dopo aver chiesto informazioni in questo paese di 3 case abbandonate ad un vecchietto affacciato alla finestra della sua casa,ritorno al ponte e d'istinto prendo lo sterrato che per vari kilometri corre sul lato sx della stessa autostrada.
Non si vede la fine ma solo saliscendi continui.
Alla fine riesco a passare sotto un ponte e passare sul lato dx che mi sembra più logico.
 Li ritrovo i cartelli del cammino, arrivando infine a Castro Dozon, dove mi fermo, sporco, ma entro lo stesso in un bar a far colazione.
Si riprende ed arrivo a Bendoiro, dove a lato della strada, vedo Vittorio che sta cercando un taxi per andare in albergo dolorante, anche lui, a causa di una tendinite. Cerco informazioni e mi indirizzano per il giusto sentiero, un lungo giro attorno alla linea ferroviaria, arrivo infine nei pressi dell'albergo che però non trovo, chiedo informazioni sulla carretera.
Un'altro ragazzo me lo indica di nuovo, ero passato così vicino prima ma che lo ho visto, anche se molto bello, nuovo ed accogliente.
Non c'è l'ospitalera ma intanto mi accomodo a letto, doccia e lavaggio vestiti, riposo, massaggio ai piedi e alla gamba, protezione e creme.
Per cena chiamo al telefono il ristorante da Antonio lontano 2 km, in modo che ci vengono a prendere in macchina, oltre a noi e a Vittorio ci saranno i tre spagnoli.
Ottima la cena e poi sempre in macchina ci riportano in albergo.
Con Vittorio decidiamo che per il giorno dopo prenderemo un taxi per andare a Outerio, non essendo in grado di camminare per i forti dolori e per non peggiorare la ns. situazione.

Sabato 1 giugno 33ª tappa da Lalin ad Auterio

Sveglia normale. Tutti partono entro le 7 mentre Vittorio ed io aspettiamo il taxi che verrà a prenderci verso le 10.
Facciamo fermare il taxi a Ponte Ulla per fare colazione e per fare acquisti al supermercato, per tutti, per la cena di stasera in quanto ad Auterio non c'e nessun negozio o possibilità di acquistare qualcosa.
Dopo Ponte Ulla per arrivare all'albergo c'è una grossa salita impegnativa e per evitare agli amici in cammino il peso della spesa, la portiamo noi in taxi.
Alle 11 siamo fuori dell'albergo, ancora tutto chiuso.
Arriva poi l'ospitalera per le pulizie, ma ci apre.
 Nel frattempo arriva Donelio e gli altri primi pellegrini, un po da tutti i paesi dei vari continenti.
Ci sistemiamo in una prima camerata, dopo la registrazione.
 Doccia e riposo, sistemazione del piede e della gamba.
 Pomeriggio tranquillo in attesa della cena che Donelio ci sta preparando per tutti: spaghetti al pomodoro cotti bene, formaggio e prosciutto, con del buon vino che abbiamo comperato.
 Donelio prima di andare a dormire mi fa un massaggio alla coscia adoperando un olio che sembra farà effetto e lenirà il dolore.

Domenica 2 giugno 34ª tappa da Outiero a Santiago de Compostela

È l'ultima tappa, molto breve ed anche piacevole nella prima parte che ci offre il silenzio e la pace, nei boschi di eucalipto.
Anche l'ingresso a Santiago è gradevole.
 Dalla campagna entriamo direttamente nel centro evitando le zone industriali e commerciali che hanno caratterizzato spesso gli altri ingressi alle principali città.

Sveglia alle 5,30. Parto da solo al buio con la lampada accesa, la gamba anche se gonfia fa meno male e sono deciso di arrivare a Santiago, a piedi, in qualsiasi modo.
Ad un certo punto non seguo più il sentiero e scendo sulla carretera che a quest'ora non è per niente trafficata. Riprendo il cammino segnalato.
 Mi ritrovo con tutti gli altri partiti, molto dopo di me, al bar per una colazione già in vista di Santiago e della sua cattedrale.
Si arriva a Santiago e si fa prima una tappa per trovare l'albergo prenotato.
Subito dopo, sempre con lo zaino, ci rechiamo alla Praza de Obradoiro per le foto di rito.
Entriamo in cattedrale per assistere alla messa del pellegrino delle 12, celebrata da un cardinale e da un'altra decina di sacerdoti.
La chiesa è stracolma e pochi posti i sedere rimasti liberi.
Riesco a sedermi in fondo alla navata ma al centro fra le due file di panche.
Alla fine della messa, dopo aver acceso l'incenso, inizia il movimento con una oscillazione molto veloce del botafumeiro.
Veramente emozionante vederlo!
Fedeli, pellegrini o turisti, estasiati e attenti.
Alla fine della messa visita alla cripta con la tomba di San Giacomo, e poi in fila per la salita al busto, sopra l'altare, di San Giacomo stesso.
Ritrovo Heinz in chiesa e con lui vado a mangiare qualcosa a ristorante del suo albergo.
Andiamo poi all'officina dei pellegrini per il timbro e sello finale e per il ritiro della compostela.
Gran folla in giro per le strade di Santiago, una banda di giovani di vari paesi sfila, suonando tamburi.
Torno in albergo, dove in camera al 4° piano, senza ascensore, c'è già Vittorio. Doccia e un leggero riposo, per uscire di nuovo con Vittorio ritrovando poi in piazza Joanna, Yosè, Maria e Andreas il francese, Bernard e Heinz.
Con loro vado a cena per mangiare delle tapas.
Aspettiamo a lungo, alla fine le gustiamo perché veramente buone.
Domani con Vittorio decidiamo di cambiare albergo trasferendoci in un altro più comodo con ascensore in piazza Galizia.

Lunedì 3 giugno visita a Santiago de Compostela

Sveglia alle 8, trasferimento nell'altro albergo.
Lascio il mio zaino in camera di Vittorio, in quanto la mia camera non è ancora pronta.
 Colazione al bar e di nuovo in giro per Santiago, da solo per negozi o monumenti vari, visita al museo della cattedrale su quattro piani, molto interessante, da lì si entra direttamente in cattedrale.
Sulla piazza ritrovo Leo e con lui vado in un bar, vicino ai giardini e all'università per bere un buon bicchiere di vino bianco fresco.
Zona per studenti dove tutto costa poco e tutto a non più di un euro per ogni consumazione.
Ritorniamo in piazza della cattedrale per l'appuntamento con tutti gli altri amici pellegrini per andare a pranzo in un self-service dove ognuno può servirsi di quello che vuole e per le quantità che vuole sempre allo stesso prezzo!
Alla fine salutiamo Leo e Heinz che questa sera rientreranno alle loro case.
Rientro in albergo per sistemare la mia camera e per un leggero riposo.
Alle 4 esco di nuovo per andare ai giardini dell'università.
Un nuovo giro in centro per ulteriori acquisti, per regalini e cartoline, visita al seminario diocesano, al convento di San Francesco, alla sede dell'università.
Di nuovo appuntamento alle 7 ai piedi della scala della cattedrale per andare poi a cena con Andreas, Bernard e Vittorio al ristorante... il botafumeiro per gustare il polpo alla gallega e una capesanta, tutto veramente ottimo.
Al ritorno in piazza di fronte alla scala una cinquantina di ragazzi americani in cerchio, di fronte a un folto pubblico, tutti seduti per terra stanno cantando senza l'aiuto di strumenti musicali molte canzoni di vario genere, da spiritual a popolare, folk e altro.
Veramente emozionanti sentirli dal vivo alla luce del tramonto che si riflette sulle pietre dorate della cattedrale.

Martedì 4 giugno bus a Finisterre

Con Vittorio abbiamo deciso di recarci in autobus a Finisterre per completare il mio cammino previsto a suo tempo, anche se alla fine non sono riuscito a farlo tutto a piedi.
Ci rechiamo con un autobus alla stazione degli autobus generale e prendiamo quello per Finisterre che in tre ora ci porta a questa cittadina, fermate in vari paesi per far salire e scendere i passeggeri alle proprie fermate.
All'arrivo troviamo Torsty il tedesco e poi Donelio che ha saltato parte dell'ultima tappa prima di arrivare a Finisterre anche lui per piccoli problemi.
 Lui va in albergo per sistemare il suo zaino, e dopo una birra, si fissa di ritrovarci più tardi.
Vittorio decide di andare in spiaggia, mentre io voglio recarmi al Capo a piedi, anche se non sono ancora a posto.
Quando mi metto in testa una cosa la voglio fare.
 Saranno circa forse 3/4 kilometri di salita sotto il sole, ma alla fine ci arrivo e ne sono contento e soddisfatto.
Sono passati oltre trent’anni da quando con Maristella e Daniela siamo passati da qui ma rimane sempre un ricordo e un pensiero di Lei.
Torno a piedi a Finisterre e mangio da solo in un ristorante lungo il porto in attesa di Vittorio e di Donelio, che poco dopo arrivano.
Si resta in attesa di prendere il pullman per il ritorno delle 16,45 che impiegherà oltre 4 ore per arrivare a Santiago per le continue fermate.
Forse questo viaggio di una giornata con il senno di poi, si poteva evitare.
Con Vittorio vado a cena in un bel ristorante: una paella fumante molto buona, ottime capesante innaffiate con del buon vino bianco fresco.

Mercoledì 5 giugno ritorno a Milano

Colazione con Vittorio e Bernard, che ha deciso di andare a visitare in treno la città di La Coruna, mentre Vittorio non si sente anche per la gamba che rimane sempre gonfia.
Ultimi acquisti in Santiago e poi in cattedrale, sul piazzale trovo Carlo, pellegrino di Novate molto stanco e distrutto di ritorno dal camino di Finisterre e di Muxia fatto a piedi.
Nuova messa del pellegrino alle 12 sempre alla fine con l'oscillazione del botafumeiro che, visto da un'altra angolazione ha tutto un altro effetto, magari anche migliore.
Pranzo al self-service con Vittorio, ritiro dello zaino e trasferimento in aeroporto dove ritrovo Carlo in attesa del volo di ritorno.
Il lungo cammino adesso è veramente finito. L'emozione di aver percorso il più lungo dei cammini che portano a Santiago de Compostela è molto forte.
Aver percorso mille kilometri o forse di più.
Oltre un mese è passato camminando per sentieri e strade, rincorrendo le albe e i tramonti, attraversando ambienti e paesaggi sempre mutevoli verso una meta che ogni giorno sembrava sempre lontana.
Si ritorna a casa carichi di ricordi e di nostalgia.

Mario Borroni

Mario

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